Non è cominciata oggi, né ieri. La guerra tra Israele e Iran è il risultato di un’escalation lenta, ciclica, ma inesorabile. Un intreccio di vendette, tensioni regionali e provocazioni militari che ha trovato il suo punto di rottura il 1° aprile 2024, con il bombardamento israeliano al consolato iraniano di Damasco. Da lì, il conflitto ha assunto un ritmo sempre più incalzante, fino a sfociare, oggi, in una vera e propria guerra dichiarata.
L’Operazione “Rising Lion”
Nel giugno 2025, Israele ha dato il via a una nuova e durissima offensiva contro l’Iran, chiamata Rising Lion. L’obiettivo? Colpire i centri nevralgici del programma nucleare iraniano. I raid aerei israeliani — almeno due ondate confermate — hanno preso di mira l’impianto di arricchimento dell’uranio a Natanz e altri cinque siti strategici, eliminando scienziati, ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie e membri chiave dell’intelligence militare iraniana.
Secondo il premier Benjamin Netanyahu, l’operazione durerà “tutti i giorni necessari a rimuovere la minaccia iraniana”, definendo l’attacco una risposta necessaria al pericolo esistenziale rappresentato dal nucleare di Teheran.
Droni, missili e tensione regionale: cosa è successo dal 2024 a oggi
La miccia era stata accesa il 1° aprile 2024, con il raid israeliano a Damasco che uccise 16 persone, tra cui alti ufficiali iraniani. Teheran reagì tra il 13 e il 14 aprile, lanciando oltre 300 droni e missili balistici verso Israele: il primo attacco diretto dell’Iran nella storia del conflitto. Israele rispose rapidamente con un raid limitato su una batteria missilistica vicino a Isfahan.
2025: nucleare al centro del conflitto
Nel 2025 la situazione ha assunto una piega ancora più pericolosa. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA) ha denunciato ufficialmente l’Iran per aver violato i limiti imposti sull’arricchimento dell’uranio, attivando nuovi impianti e alimentando le paure di un’arma nucleare in via di completamento.
Intanto, sono aumentati i sabotaggi attribuiti al Mossad e le operazioni “covert” dell’IDF, in una “guerra tra le guerre” giocata anche lontano dai radar internazionali.
Oltre il nucleare: l’Iran e la strategia delle deleghe
L’Iran è stato accusato da Israele di agire anche tramite i propri proxy regionali: Hezbollah, Houthi, milizie in Siria e Iraq. Attacchi a diplomatici israeliani in Europa, cyberattacchi alle infrastrutture energetiche, fino all’assassinio del capo del Mossad a Beirut: tutto contribuisce ad alimentare l’immagine di una minaccia diffusa e globale.
Le reazioni internazionali
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha dichiarato lo stato d’emergenza mobilitando migliaia di riservisti. Teheran ha minacciato una risposta durissima, accusando Israele di essere stato spalleggiato dagli Stati Uniti. Tuttavia, il presidente Donald Trump ha preso le distanze, affermando il 12 giugno di non ritenere imminente un attacco israeliano.
Una guerra che tutti avevamo previsto
La guerra tra Israele e Iran non è scoppiata all’improvviso: era scritta nei fatti, nei silenzi e negli avvertimenti ignorati. Ora è realtà, e l’intero Medio Oriente si ritrova sospeso sull’orlo di un conflitto nucleare. Cosa accadrà nei prossimi giorni sarà decisivo non solo per la regione, ma per l’equilibrio globale.