Quando i maschi si incontrano: più di una squadra, un’intimità

Alessandro Giammei smonta gli stereotipi maschili e propone un nuovo modello di mascolinità fatto di fragilità, amicizia e consapevolezza.

a cura della Redazione

In un mondo in cui l’immagine “da maschio” sembra imposta, Alessandro Giammei, professore di Letteratura italiana all’Università di Yale, ci invita a rivedere i nostri modelli. Non serve per forza una partita, una birra o una competizione per stare insieme: tra uomini può nascere un legame fondato su confidenza, fragilità, un’amicizia vera e sincera. Non la solita gerarchia “spiccia e goliardica”, ma una “sorellanza maschile”, come la definisce lui.

Correre, parlare, restare in silenzio: le nuove dinamiche di genere

Nessuna lista di regole pre-imposte: Giammei rileggendo stereotipi mostra che la maschilità non è un dato di natura. Per venticinque oggetti–dal pantalone alla pistola, dallo smalto alla cravatta–decostruisce miti di forza e potere, aprendo a un “futuro più gioiosamente ibrido e consapevole”.

Smascherare le maschere

La mascolinità non nasce dal corpo o da un mix di cromosomi, ma si costruisce, si addossa come un personaggio teatrale. È un travestimento sociale nato per proteggere, o nascondere, emozioni e fragilità. Ma la fragilità non è debolezza: è umana, è reale.

Contrariamente a ciò che vogliono narrare palestre e modelli di pensiero basati sull’estetica, esistono modelli di mascolinità meno evidenti, più sottili, addirittura sensibili: da Tancredi di Tasso alla Brienne di Game of Thrones, fino alle drag queen che infrangono decenni di stereotipi con un tacco spaccato e un cuore aperto.

Alessandro Giammei in Cose da maschi propone una riscrittura della mascolinità: lontano da pistole, competizione e autoreferenza, l’uomo può ritrovarsi attraverso la fragilità, la cura, la condivisione. Un invito a guardare oltre le maschere e riconoscere che, dentro la virilità, può fiorire un senso di comunità autentico.

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