Elon Musk si dimette dal DOGE: fine di un’era (e di una strategia)

Elon Musk ha annunciato le sue dimissioni dal DOGE, il Dipartimento per l’Efficienza Governativa voluto dall’amministrazione Trump

a cura della Redazione

Con un post sulla sua piattaforma X, l’imprenditore ha comunicato la conclusione di quella che è stata a tutti gli effetti una delle parentesi più controverse del suo percorso pubblico, tra tagli radicali, chiusure lampo e un approccio da ceo più che da civil servant.

L’esperimento di Musk come “dipendente governativo speciale” era cominciato con obiettivi ambiziosi: tagliare 2.000 miliardi di dollari di spesa pubblica. Obiettivi poi progressivamente ridimensionati fino a “soli” 150 miliardi, in una gestione che ha privilegiato le azioni rapide e spettacolari a lungo termine strutturati. Non è mai stata una questione di burocrazia efficiente, ma di esercizio del potere: accumulare influenza reale in tempi rapidi, agendo nei gangli del sistema senza passare dalle urne.

Nel frattempo, Musk ha fatto capire chiaramente che il suo vero focus resta il mondo tech: Tesla, SpaceX, X e la corsa all’intelligenza artificiale. La parentesi a Washington sembra più un passaggio tattico che un sincero impegno pubblico. L’obiettivo? Consolidare potere, raccogliere informazioni e posizionare persone fidate nei punti chiave.

Questa esperienza, seppur breve, ha confermato come Musk sia ormai molto più di un imprenditore. È un attore geopolitico autonomo, con mezzi, strumenti e piattaforme in grado di incidere sulle politiche pubbliche, senza dover indossare un abito formale o candidarsi a un’elezione. Il DOGE è stato un esperimento, ma anche un messaggio: nel mondo iperconnesso di oggi, governare senza governare è possibile.

Ora, con la scena politica alle spalle — almeno ufficialmente — Musk torna a concentrarsi sulle sue aziende, dove il vero campo di battaglia è la concorrenza cinese nell’elettrico, la colonizzazione spaziale e l’intelligenza artificiale. Ma guai a pensare che si sia ritirato. Come dimostrano i suoi precedenti, Musk è più influente quando resta nell’ombra.

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