Miuccia Prada, la nuova borghesia rispolverando i dictat di un tempo

Rispolvera i dictat di un tempo, Miuccia Prada. Conscia dello stop e della stanchezza di cultura, della volontà quasi imperante di proporre l’improponibile, la grande designer, torna alla sostanza di un tempo. Riscrive i codici dell’abito borghese, quello che non stanca, quello che non passa, quello che si spoglia della banalità e prevedibilità che ultimamente lega il guardaroba a una stratificazione di sub-culture.

«In questo momento la normalità è un valore», dice Miuccia Prada, pensando alla normalità del vestire, alle persone che poi tutti i giorni devono vestirsi…“normalmente”.
Parte da qui. Dall’inizio. Dalla Borghesia intesa come classe intellettuale dirigente. Il concetto è chiaro, l’ambientazione della sfilata aiuta anche di più. Una casa immaginaria, finestre ampie che si aprono su paesaggi interni ed esterni. Una cornice minimalista, un’ambientazione spoglia così come è assente la classica divisa piccolo borghese: abito grigio e cravattona.

L’uomo Prada vestirà un abito dall’estetica variabile, perché: “va di moda quello che vuoi indossare”. Un uomo consapevole con un proprio bagaglio di conoscenze da spendere nella ricerca dell’abito che più lo rappresenta. Lo vede così l’uomo a/i 2013/14 Mme Prada, con pantaloni che si fermano prima della caviglia, scarpe dalla suola altissima, cappotti e giacche di volumi avvolgenti. Le camicie sono in Vichy con ruche sull’abbottonatura, i pullover colorati e a righe, Vichy anche per abiti e cappotti quadrettati.
(di Federica Piacenza)

 

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