Siamo quello che mangiamo o quello che indossiamo?

Dalla famosa affermazione di Ludwig Feuerbach alle stampe ironiche della SS22 e le pelli vegane di ultima generazione, per esplorare le nuove frontiere del rapporto cibo e moda.

di Pamela Romano

Feuerbach potrebbe essere considerato, senza offesa, un vero materialista. Con la sua celebre citazione affermava che il cibo è essenziale per alimentare il nostro pensiero, e che quindi non esiste una vera e propria scissione tra corpo e anima. Un materialismo che fa bene al corpo e all’anima ricorda anche il potere dello shopping, da sempre considerato utile al proprio umore, all’autostima e funzionale contro lo stress. A tutto però c’è un limite, quello a cui il nostro Pianeta si sta avvicinando per colpa della sovrapproduzione di capi d’abbigliamento e di consumo di carne.

Corpi apparecchiati

Venuto a mancare un po’ lo shopping negli ultimi due anni colpiti dalla pandemia, ci si era focalizzati tutti sul cibo e la riscoperta degli spazi casalinghi, a cui Jacquemus ha reso omaggio con la sua collezione SS21. La casa è un luogo infinito di ispirazioni, ed è con i tessuti che ricordavano i tovagliati e con forchette e coltelli che ciondolavano dai completi che ha espresso la sua ironia e convivialità. Dal concept meno casalingo e più di gran gala è stata invece la Dinner Jacket di Franco Moschino, che grazie all’ambiguità del nome lasciava intendere sia ad una tavola apparecchiata sul proprio corpo che ad un abito da sera. La storia si ripete, o meglio ispira ancora una volta Jeremy Scott, che per la collezione AI 22 Moschino ricrea la stanza eterea del colossal di Kubrick 2001: Odissea Nello Spazio, immaginando addosso alle modelle tutto ciò che si poteva trovare all’interno di essa, come posate, vassoi e molto altro.

Funny Food Fashion

Lasciando il tridimensionale e parlando di stampe, saranno molti i frutti che addolciranno la nostra estate. È iniziata la stagione delle fragole, come le Fruittella per le funny bags firmate Olympia Le-Tan, maxi fragole anche per JW Anderson, ottime condite con una spremuta di limoni e logo che troviamo da Vetements. Si passa agli ortaggi, versatili sia in cucina che sulle stampe, i funghi. Visti sugli abiti delle sorelle Rodarte in multicolor oppure ton sur ton sui look mix and match di Stella McCartney, presenza costante in questa lista, visto quanto la designer abbia a cuore l’alimentazione vegetariana e l’ambiente. Tra le prime a proporre soluzioni alternative alle pelli di animale, come la pelle vegana ottenuta appunto dai funghi ha fatto da apripista a molte nuove realtà.

Le nuove pelli vegan

Indossiamo ciò che mangiamo o che non mangiamo più, come gli scarti prodotti dalle industrie, dalle più grandi alle più piccole. Dai funghi e altri derivati sono nate pelli come Muskin, ricavata dal Phellinus Ellipsoideus, un fungo parassita proveniente dalle foreste subtropicali; Mylo, ricavata dal micelio, apparato vegetativo dei funghi. E ancora tante altre vengono ricavate dalla frutta, come AppleSkin dalle mele; pensate infatti ai milioni di scarti della produzione di mele, come bucce e torsoli, non utilizzabili, ma che raccolti si trasformano in una pelle vegan. Lo stesso con Piñatex, ottenuta dalle foglie dell’ananas, e Vegea, ricavata dagli scarti dell’industria vinicola come raspi, bucce e semi d’uva.

Ci lasciamo alle spalle Aprile, mese dedicato al nostro amato pianeta, ma non lasciamoci alle spalle queste alternative per migliorare il nostro avvenire. 

Buon appet…Shopping consapevole!

di Pamela Romano

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