Zamora: un film di Neri Marcorè

Cadere per poi rialzarsi, affrontare le difficoltà e le sfide della vita

a cura della Redazione

La trama 

La storia è quella di Walter Vismara, un uomo semplice, che lavora come contabile in una fabbrica. Di punto in bianco la fabbrica chiude e Vismara da Vigevano si trasferisce a Milano, dove inizia a lavorare a servizio del cavalier Tosetto, un imprenditore brillante e un po’ particolare, patito di calcio. Tosetto obbliga i suoi dipendenti e li costringe a partite di calcio e ad allenamenti settimanali in vista della grande partita che si svolgerà a maggio. Vismara detesta questo sport, ma per non perdere il posto di lavoro si dichiara portiere, unico ruolo che conosce, e inizia ad essere deriso dai colleghi. Presto, escogita un piano per vendicarsi. Il gioco del calcio diventa una metafora della vita; non bisogna mai rimanere impassibili, fermi e passivi, bisogna piuttosto buttarsi nelle cose anche correndo il rischio di uscirne sconfitti. Le sconfitte servono infatti per rialzarsi più forti di prima. 

Un focus sul contrasto tra caratteri maschili e femminili

Da un lato i limiti dei personaggi maschili, dall’altro la superiorità e modernità delle donne. La riservatezza di Walter viene interpretata più che altro come paura di buttarsi, di affrontare i giudizi altrui; suo padre si limita al giudizio degli altri, è superficiale e non va a fondo per conoscere suo figlio. Tosetto considera il calcio come se fosse una religione, e Cavazzoni è un alcolizzato dipendente dal gioco di azzardo. D’altro canto invece, le donne sono descritte in modo positivo. I personaggi femminili sono moderni, senza preconcetti, sensibili e intelligenti. Viene affrontato il potere dell’amore e dell’amicizia, e l’importanza di non mollare mai.

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