Un borghese piccolo piccolo: Massimo Dapporto al Parenti

Un borghese piccolo piccolo

Un borghese piccolo piccolo, un classico senza tempo

Dal 9 al 20 gennaio 2019 il Teatro Franco Parenti di via Pier Lombardo ospiterà Un borghese piccolo piccolo, prodotto da Pietro Mezzasoma e con la regia di Fabrizio Coniglio. Il titolo dello spettacolo non può non richiamare alla memoria l’omonimo capolavoro cinematografico di Mario Monicelli (con il leggendario Alberto Sordi nel ruolo di protagonista), anch’esso tratto dal romanzo d’esordio del 1976 dello scrittore, drammaturgo e poeta Vincenzo Cerami.

Mario e Giovanni Vivaldi: una “scorciatoia” per l’inferno

Nell’Italia del boom economico degli anni Settanta, rappresentata con ironia tagliente e spietata lucidità, un impiegato ministeriale prossimo alla pensione, il protagonista Giovanni Vivaldi, magistralmente interpretato da Massimo Dapporto, dopo 30 anni di fedeltà lavorativa desidera di essere ricompensato con un posto di lavoro per il figlio, il ragioniere neodiplomato Mario. Allora Giovanni, determinato ad ottenere quello che vuole ed a qualsiasi costo, tenta una “scorciatoia” e per dare un “aiutino” al giovane si trova ad essere costretto a far parte di una loggia massonica pur di ottenere le risposte per vincere il concorso statale.

Mentre la vita sembra sorridere ai Vivaldi, come un fulmine a ciel sereno, subentra il destino avverso che fa morire il giovane Mario per una sparatoria, proprio il giorno in cui avrebbe dovuto sostenere l’esame. Il tragico incidente innesca una serie di eventi terribili: prima la moglie Amalia si ammala dal dispiacere e muore; contemporaneamente Giovanni, avendo riconosciuto l’assassino, decide di farsi giustizia da solo e dopo aver torturato il colpevole nella baracca vicino al lago dove andava a pescare ogni domenica con il figlio, lo uccide e lo seppellisce.

Una tragicommedia contemporanea

Con le musiche di Nicola Piovani, grande amico del romanziere, Un borghese piccolo piccolo tocca temi di grande attualità, come l’uguaglianza di ogni uomo di fronte alla legge e il mondo del lavoro che, oggi come allora, pullula di “raccomandati” e senza una “buona parola” sembra impossibile potersi realizzare. Il regista porta sul palcoscenico lo spirito del romanzo che oscilla tra la commedia e la tragedia, affrontando argomenti serissimi ma avvolgendoli di una comicità grottesca e ridicola che riesce a renderli più “digeribili”, leggeri e piacevoli.

di Alessandra Baio

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