Il Ladro di Giorni di Guido Lombardi: il racconto di un incontro

Il Ladro di Giorni

Con Il ladro di giorni Guido Lombardi realizza quel progetto crossover su cui stava riflettendo da dieci anni. Dal suo libro omonimo ricava la sceneggiatura avvalendosi della collaborazione di Luca De Benedittis e Marco Gianfredi

Il ladro di giorni è il racconto di un incontro, un incontro profondo, quasi inaspettato, che nel tempo forse aveva perso le speranze. Un incontro tra padre e figlio, quel legame indispensabile nella vita di ognuno. Lui, bambino innocente che muove i primi passi nel mondo, e un padre che con i suoi mille errori caricati sulle spalle torna da lui dopo anni di carcere. Gli anni che li hanno tenuti separati hanno fatto perdere loro la confidenza, quel senso di appartenenza l’uno con l’altro, ma l’amore, quello vero dal profondo del cuore, forse, non è mai svanito. Come all’inizio di ogni storia d’amore che si racconta, diffidano l’uno dell’altro. Decidere di fidarsi è un atto di coraggio, come quello di un tuffatore che si lancia nel vuoto.

Il ladro di giorni è un film dove le due identità si scindono, Vincenzo cercherà di insegnare a suo figlio un qualcosa, ma in realtà sarà proprio suo figlio Salvo a dargli importanti lezioni di vita. Leggiamo negli occhi di questo bambino la preoccupazione per la vita che conduce questo suo scellerato genitore, ma allo stesso tempo, per farsi amare e accettare da lui, lo segue nelle sue azioni fuorilegge e comincia a emularlo. Il viaggio on the road di Salvo e Vincenzo sarà pieno di deviazioni e fuori programma, di ricordi d’infanzia e nuovi incontri. Il tempo trascorso insieme al padre metterà Salvo di fronte a tante verità e segreti nascosti del suo passato, ma sarà l’occasione per tornare a conoscere e a voler bene a suo padre.

Rapporto padre/figlio con Riccardo Scamarcio

Un miscuglio, questo, di generi: thriller, road movie e melò familiare. Per il regista tuttavia il genere è sempre stato al servizio della storia, che più di ogni altra cosa racconta un rapporto padre/figlio particolare, in cui l’età anagrafica non corrisponde ad una maggior saggezza e maturità. Vincenzo, pur avendo sempre vissuto di espedienti ed essendo stato in carcere, non è mai stato un uomo cattivo. Per Il ladro di giorni, Riccardo Scamarcio ha costruito il personaggio come un uomo degli anni ’50 dell’Italia del Sud, un furfante furbetto ma non con un fine stratega perché: “Vincenzo è un uomo semplice che ha vissuto di espedienti: all’inizio del film non sa nemmeno di essere in grado di farlo ma durante il viaggio compie un percorso emotivo” e continua “Questo è un melò di alto livello che cresce in una struttura narrativa classica come quello del genere del road movie in cui si sviluppa andando a fondo il rapporto padre/figlio”.

Sulla bilancia un’educazione criminale e una responsabilità familiare

Il ladro di giorni ha i suoi momenti di profondità e libertà, quando riesce a cogliere il punto schizofrenico tra un’altra assurda educazione criminale e la complicata riscoperta degli affetti e delle responsabilità. Ma, come si diceva, tutto ha una logica. La narrazione di Lombardi vuole essere cartesiana, intrecciare ascisse e ordinate, far quadrare i cerchi. Vuole trovare una forza poetica per pura combinazione di funzioni, suggestioni letterarie e cinematografiche, giochi di incastri e colpi di scena. Dal 6 Febbraio 2020 in tutte le sale cinematografiche italiane.

 

di Elena Strappa

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