Fondazione Prada presenta due mostre dal sapore orientale

Fondazione Prada
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Fino al 28 settembre 2020, Fondazione Prada dedica i suoi spazi a due mostre, The Porcelain Room e Storytelling, dimostrando che Occidente e Oriente sono uniti da un legame indissolubile.

L’incontro tra Occidente e Oriente

È il 1271 e il veneziano Marco Polo si prepara a compiere una delle più grandi esperienze e scoperte per l’umanità. Scrittore, ambasciatore, viaggiatore e mercante, Marco Polo viaggia per l’Oriente attraverso la via della seta, per un totale di vent’anni, raggruppando le sue memorie all’interno del libro “il milione”. Arriva addirittura in Cina, da lui soprannominata Catai, che descrive come “terra di grande mercatantia e d’arti e avì molta seta: quivi si fanno molti drappi di seta e d’oro” e ancora “da qui vengono le più care cose , come pietre preziose e perle”.

Fondazione Prada e l’Oriente

La conoscenza tra Occidente e Oriente viene approfondita nel corso degli anni; le due culture si influenzano a vicenda e coesistono. Facciamo ora un salto in avanti. Siamo a Milano, nel 2020, e possiamo assistere alla presentazione di  Fondazione Prada di due grandi mostre dedicate al mondo orientale. La prima è The Porcelain Room – Chinese Export Porcelain, a cura di Jorge Welsh e Luísa Vinhais; esplora il contesto storico, la finalità e l’impatto delle porcellane cinesi da esportazione. La seconda è Storytelling, una mostra personale del pittore cinese Liu Ye presso la galleria Nord nella sede di Milano.

The Porcelain Room

The Porcelain Room riunisce esempi di porcellane realizzate tra il XVI e il XIX secolo per diversi mercati, gruppi sociali e religiosi. Nonostante le ceramiche cinesi fossero conosciute al di fuori della Cina già durante la dinastia Tang (618-907) e avessero raggiunto l’Europa all’inizio del XIV secolo, la loro esportazione aumentò raggiungendo ogni regione del mondo dopo l’apertura delle rotte marittime verso est da parte dei portoghesi, nel 1513. Durante la dinastia Ming il mercato di esportazione divenne sempre più fiorente, inizialmente con il commercio delle porcellane celadon e smaltate blu. Quando gli europei iniziarono a scambiare e commissionare le porcellane per importarle in Occidente, queste diventarono la prima merce venduta a livello globale.

La mostra

The Porcelain Room, che si svolge al 4° piano della Torre, raccoglie oltre 1.700 porcellane cinesi da esportazione e sottolinea il loro valore creativo rivelando la raffinata lavorazione a un pubblico più vasto, non formato da soli esperti. La scelta di allestire The Porcelain Room in uno degli spazi della Torre, innesca un dialogo tra antico e contemporaneo, un confronto tra raccolte di oggetti provenienti da universi culturali differenti. Suddiviso in tre sezioni, l’allestimento è concepito come una stanza nella stanza, una struttura rivestita di velluto marrone che include diverse vetrine espositive e uno spazio intimo decorato in oro.
First orders” è un termine abitualmente attribuito alle prime commissioni di porcellane cinesi da parte dei portoghesi dopo il loro arrivo in Cina, e questi esemplari attualmente esistenti sono molto rari, soltanto 150 oggetti sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Oltre 45 esempi sono stati selezionati per questa mostra, in prestito dalle principali collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, e rappresentano l’intera gamma di prime commissioni europee.
La seconda sezione comprende un’ampia selezione di oggetti di uso quotidiano che raffigurano forme naturali e sorprendenti, come animali, frutta e vegetali, e intende esplorare l’impatto e l’esotismo delle stoviglie cinesi create per i mercati occidentali. Questi oggetti furono realizzati intorno al 1760 al fine di comporre straordinari servizi da tavola utili ad intrattenere gli ospiti durante le cene organizzate dalle famiglie nobili.
La terza parte rende omaggio alla tradizione delle sale di porcellana, le magnifiche installazioni create nei palazzi e nelle case aristocratiche europee nel XVII e XVIII secolo composte da porcellane cinesi e specchi, pannelli smaltati e decorazioni in legno intarsiato d’oro. Stanze straordinarie furono create in tutta Europa, e degli esempi più rappresentativi sono stati conservati fino ai giorni nostri, come il soffitto del Santos Palace di Lisbona e la sala di porcellana del Castello di Charlottenburg di Berlino.

La seconda mostra, Storytelling

Fondazione Prada presenta anche Storytelling, dell’artista Liu Ye. A  Milano i suoi dipinti generano un contrasto cromatico e materico con le pareti di cemento e l’architettura industriale di Fondazione Prada. La dislocazione geografica contribuisce a focalizzare l’attenzione sull’abilità di Liu Ye nel creare un universo pittorico personale, che non si inserisce in nessun movimento artistico specifico. Liu Ye trova ispirazione nella letteratura, nell’arte e nella cultura popolare del mondo occidentale e orientale, dando vita ad atmosfere che evocano introspezione, purezza e sospensione.

“Ogni opera è un mio autoritratto”

A proposito della sua produzione, Liu Ye ha sottolineato che “ogni opera è un mio autoritratto”. In una combinazione di fonti ed elementi diversi, nelle sue tele si possono identificare diverse forze creative: memoria, osservazione, immaginazione e formazione artistica. Le opere sono pervase da una sorta di ambiguità sospesa tra due mondi: realtà e invenzione. Nel corso del suo percorso, Liu Ye ha sviluppato un universo personale, al contempo accessibile e impenetrabile, che si potrebbe descrivere come una realtà soggettiva. La natura autobiografica dell’opera assume connotazioni diverse alla fine degli anni Novanta, quando l’artista lascia l’Europa per tornare nel suo paese natale. La sua arte è un mezzo per investigare e scoprire se stesso, in un contesto fondato sullo scambio reciproco tra produzione artistica e vita quotidiana. “Sebbene non sia mai diventato un artista astratto, ciò che mi interessa è rendere essenziale il carattere narrativo e tendere alla semplificazione”, dichiara Liu Ye. Il suo immaginario non evolve secondo un sistema lineare o logico, ma si basa sul contrasto, come in un collage di forme e linguaggi diversi

Chi è Liu Ye

Liu Ye nasce nel 1964 a Pechino, città dove vive e lavora. Studia pittura murale alla Central Academy of Fine Arts e design industriale alla School of Arts & Crafts di Pechino. Consegue un master in Arti Figurative all’Academy of Fine Arts di Berlino. Quattro anni dopo è Artist in Residence alla Rijksakademie di Amsterdam. Tra le mostre personali e collettive più recenti vanno citate: Liu Ye: Storytelling, Prada Rong Zhai, Shanghai (2018); 57a Biennale di Venezia VIVA ARTE VIVA a cura di Christine Macel (2017); Mondriaan and Liu Ye, Mondriaanhuis, Amersfoort (2016); The World in 2015, Ullens Center for Contemporary Art, Pechino (2015); Re-View, mostra inaugurale del Long Museum West Bund. Shanghai (2014); Through All Ages, mostra  inaugurale del Long Museum, Shanghai (2012).

Solidarietà e cultura

Il periodo che la Cina e l’Asia in generale stanno affrontando ultimamente non è semplice. Le ultime notizie hanno decisamente messo in “cattiva luce” una nazione, una cultura e una società intera. Grazie a Fondazione Prada la Cina riesce ad avere un suo riscatto culturale, mostrandoci tutta la sua bellezza, grazia e armonia. Con la speranza in un futuro più roseo, accogliamo volentieri queste  due mostre, simbolo di una civiltà che riesce a risplendere anche nei momenti più bui.
 
di Lorena Corti

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