I cento lati della sessualità della donna

DOPO GLI STUDI DI KINSEY..

Master e Johnson esaminarono, nella clinica che avevano aperto, per circa una decina di anni, oltre diecimila atti sessuali compiuti da circa 700 volontari. Quello che erano intenzionati a scoprire era il meccanismo dell’orgasmo e non la frequenza con cui esso si verificava, per cui scelsero solo donne che raggiungevano regolarmente l’orgasmo durante i normali rapporti di coppia, scartando tutte le altre.

Ma mentre Kinsey si era basato esclusivamente su interviste che potevano essere anche involontariamente erronee, Masters cercò di raccogliere fatti obiettivi perché ogni atto sessuale preso in esame da lui e dalla Johnson veniva registrato con apparecchi che misuravano tutte le reazioni fisiologiche, e documentato con riprese fotografiche o cinematografiche.

Una delle conclusioni più interessanti che emerse alla fine di queste ricerche fu che la sessualità femminile non è gerarchicamente inferiore a quella maschile, ma ha estrinsecazioni diverse, il che non significa, però, che le esigenze sessuali della donna siano diverse rispetto a quelle dell’uomo.

Anche loro trovarono, comunque, che esiste solo un tipo di orgasmo, non due, e che l’orgasmo durante il rapporto è causato da una stimolazione indiretta del clitoride, e non dalla stimolazione vaginale. Come Kinsey, anche Master e Johnson si resero conto che le donne raggiungevano l’orgasmo più facilmente con la masturbazione e con la stimolazione clitoridea, e che in questo modo si avevano anche gli orgasmi migliori e più frequenti.

All’epoca, però, il fatto che l’orgasmo non fosse determinato dalla penetrazione e dalla stimolazione vaginale, fece definire questa caratteristica femminile come “disfunzione sessuale secondaria”, e, da quel momento, uno dei loro maggiori obiettivi fu quello di “curare” le donne in modo che fossero in grado di raggiungere l’orgasmo durante il rapporto e con la penetrazione.

Ovviamente questo modo di interpretare la realtà fu deleterio, in quanto diede adito a un susseguirsi di anni di malintesi, sofferenze e grave senso di inadeguatezza e disagio, sia per il sesso femminile, sia per le coppie con questo tipo di problematica.E questo è un fatto molto grave perché il bisogno di sentirsi adeguati e capaci nel ruolo che compete al proprio sesso di appartenenza è molto importante per strutturare una personalità completa e appagata e una vita felice. Ed una buona intesa sessuale è importantissima per raggiungere  quella intimità e quella sensazione di complicità che servono a costruire e mantenere al meglio la stabilità della coppia.

Si cercò anche di capire perché le donne non potessero sempre raggiungere l’apice del piacere durante l’atto sessuale e questo fu spiegato in molti modi, ma preferenzialmente si pensò che fosse determinato dal risultato di una selezione naturale che non aveva mai scelto, al fine procreativo, in particolare le donne che avevano l’orgasmo durante il rapporto rispetto alla altre.

Anzi: dato che anche l’orgasmo femminile, come quello maschile, è determinato da contrazioni ritmiche della vagina che vanno dall’interno verso l’esterno, si pensò che questo non servisse a migliorare il mantenimento dello sperma all’interno dei genitali femminili e quindi non fosse stato premiato dalla selezione naturale.

Probabilmente anche questo è, però, di scarso significato, dato che le contrazioni che tendono ad espellere il seme potrebbero invece essere proprio uno stratagemma naturale per selezionare gli spermatozoi migliori e più forti, quelli che riescono a risalire lungo le pareti vaginali anche nelle condizioni più estreme.

Non dimentichiamo però nemmeno che in natura, per mantenere la sopravvivenza di una specie, in particolare quelle più evolute, in cui i cuccioli rimangono un certo periodo con la madre per apprendere le modalità di comportamento fondamentali nel gruppo e nell’ambiente naturale, abbiamo bisogno di:

maschi che fecondino il maggior numero di femmine possibile e siano quindi molto motivati ad una frequente attività sessuale

femmine che siano invece più portate all’educazione della prole che al sesso, altrimenti lascerebbero perdere i cuccioli per andare in cerca di maschi e i cuccioli da soli non riuscirebbero a sopravvivere (che è un po’ ciò che capita anche agli uomini nelle frange più emarginate della popolazione).

di (Marina Zaoli)

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