L’iconica Vivienne Westwood al cinema

Westwood

La Milano Fashion Week sta per partire, l’agenda è fitta di appuntamenti, ma uno è davvero imperdibile. Il 20 febbraio arriva nelle sale Westwood: punk, icona, attivista. Distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema, un ritratto personale diretto dalla regista Lorna Tucker, personalità irriverente parallela a quella della stilista britannica che rivoluzionò la moda negli anni Settanta.

Vivienne’s person

Il film prende il titolo Westwood: punk, icona, attivista. Ma la parte che più ama Andreas Kronthaler, l’attuale marito e collaboratore di Vivienne, è la sua  persona. La parte più privata che questo documentario riesce a far scorgere, oltre i capelli colorati e le t-shirt slogan. La storia di una bambina che a soli 5 anni sapeva come si costruivano un paio di scarpe e che a 11 possedeva un guardaroba di abiti fatti da lei.

Quando il professore di educazione artistica la indirizzò ad iscriversi alla scuola d’arte, la storia della vita di Vivienne sembra poter andare come molti altri stilisti. Ma la classe operaia dei suoi genitori non le permise di proseguire gli studi. Colui che la avvicinò al mondo della moda e che poi glielo tolse dalle mani fu il compagno Malcolm McLaren. Lo stesso che la fece divorziare dal primo marito, Derek Westwood, da cui prese il cognome.

Moda, musica e delusioni

Erano gli anni del Punk e della sovversione giovanile, quando conobbe Malcolm. Destinato a diventare il manager dei Sex Pistols, il suo spirito imprenditoriale unito al talento di Vivienne li condusse all’acquisto di un negozio in Kings Road. Il nome del negozio cambiava a seconda dello stile degli abiti: Too fast to live too young to die nel 1972, Sex e in seguito Seditionaries nel 1974, infine World’s End, rimasto celebre per l’insegna con l’orologio che gira al contrario.

«Volevamo contrapporre la gioventù alla vecchiaia, ma un mese dopo aver sfoggiato i miei capelli a punta me li sono ritrovati su un numero di Vogue. Era tutto marketing, una fonte di distrazione che permetteva alla società di credersi libera e democratica», dichiara nel docufilm la stilista. La storia tra i due fu molto turbolenta, e una volta giunta alla fine Malcolm le fece perdere un prestigioso contratto per ripicca.

Il riscatto di Vivienne Westwood

Quando Vivienne Westwood per bisogno di denaro dovette andare ad insegnare in Austria, conobbe questo studente così sfacciato di nome Andreas che, una volta trasferitosi a Londra, la fece innamorare follemente. Nonostante gli 11 anni di età che li separano e i figli di Vivienne (insieme al suo team) che non apprezzano inizialmente questo legame, nel film trapela la loro complicità sia affettiva che lavorativa.

«La sua è una storia di sopravvivenza», afferma la regista Tucker. «Se l’è cavata da sola senza aiuto e ce l’ha fatta, nonostante la stampa l’abbia sbeffeggiata per anni». Sempre pronta ad affermare e far valere ciò in cui crede, Vivienne Westwood mette quella stessa forza nel suo lavoro e nelle manifestazioni politiche e sociali. I due mondi adesso si uniscono, la sua missione attuale è sensibilizzare le masse sulla questione climatica, comprando meno, scegliendo bene e facendo durare i capi acquistati.

Anche voi vi state chiedendo se mai questa quasi 78enne, che gira per Londra in bicicletta, si ritirerà dal mondo della moda? La risposta arriva dalla stilista stessa nel film: la gente va in pensione per fare quello che vuole, lei lo sta già facendo.

di Pamela Romano

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