“La verità negata”: il potere della parola

Viviamo in un mondo bizzarro. Un mondo in cui tutto è il contrario di tutto, dove le sfumature fanno paura ma la distinzione tra bianco e nero resta sempre nella fitta nebbia del non detto. Un mondo in cui niente è più un diritto o un dato di fatto incontestabile, neanche la verità. Verità. Parola curiosa.

“L’olocausto non è mai esistito”. Che affermazione sconcertante, non è vero? Eppure questa frase è stata pronunciata, si è insinuata – neanche tanto difficilmente – nelle menti di non pochi individui, uno dei quali risponde al nome di David Josh Cawdell Irving: saggista britannico, genio (discusso) di storia militare, autore di una trentina di libri in cui rende quasi omaggio alla figura di Hitler, affermando che l’olocausto è stata un’invenzione da parte degli Ebrei per puri fini economici e che, tra le altre cose, anche le camere a gas non sono mai esistite.

Per fortuna la controparte non tarda ad arrivare; la storica americana Deborah Lipstadt infatti, con il suo libro “History on Trial: My Day in Court with a Holocaust Denier”, definisce Irving “falsificatore” e “negazionista”, e per tutta risposta viene citata dal Saggista britannico per diffamazione.

Questa è la storia, realmente accaduta, raccontata nel film di Mick Jackson “La verità negata”, trasmesso nelle sale italiane dal 17 novembre. Nel cast, l’attrice Rachel Weisz nei panni della storica statunitense Deborah Lipstadt e l’attore Timothy Spall, nel ruolo di David Irving.

di Sara Sticchi

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