Ars amatoria odierna

Dai celebri versi dell’ “Ars Amatoria” di Ovidio (43 a.C. – 17 d. C.) per arrivare a descrivere la sfera amorosa e sessuale odierna.

“Crede mihi, non est Veneris properanda voluptas,

sed sensim tarda prolicienda mora.

Cum loca reppereris quae tangi femina gaudet,

non obstet, tangas quo minus illa, pudor.

Adspecies oculos tremulo fulgore micantes,

ut sol a liquida saepe refulget aqua.

Accedent questus, accedet amabile murmur

et dulces gemitus aptaque verba ioco.

Sed neque tu dominam, velis maioribus usus,

Ad metam properate simul; tum plena voluptas,

cum pariter victi femina virque iacem.

Hic tibi versandus tenor est cum libera dantur

otia, furtivum nec timor urget opus.”

 

Ovvero:

 

“Dammi ascolto, giovane volenteroso d’apprendere: non

affrettare mai il momento finale, arrivaci con una

gradualità quasi impercettibile, con ritardi, con pause, con riposi,

che lo ritardino al massimo. Quando avrai trovato il

punto preciso dove più le piace sentirsi accarezzare, non

sia il Pudore, disgraziato, a fermarti. Carezza come vogliono

l’arte e l’invenzione, vedrai gli occhi della tua amica accendersi

d’una luce tremante, come avviene del raggio di

sole riflesso da piccole molli onde. Verranno lamenti,

gemiti, parole sconnesse. Ma che le tue vele non si gonfino

più delle sue. Non precederla né farti precedere. Andate

di pari passo. Laggiù, in fondo, si deve arrivare insieme.

Il colmo della voluttà non si sa se sia in quell’attimo, o in

quelli seguenti, quando, stremati, spenti, ci si abbandona

l’uno a fianco dell’altro senza la forza di tenersi per mano.

Questo l’iter quando, libero da ogni cura, tu abbia tutto

il tempo davanti a te. La fretta è nemica dell’amore.”

                                         (traduzione G. Mosca)

 

I versi di questa ode spiegano come il riuscire ad avere un buon rapporto sessuale, sia una cosa da costruire con impegno e pazienza.

Ma a distanza di circa 2000 anni da questo trattato, a che punto siamo arrivati?

Ovidio (che anche allora non fu proprio vezzeggiato dai più bacchettoni dell’epoca,) ci spiega che la sessualità è un’arte, l’ars amatoria, e che anche quest’arte, come tutte le altre, ha bisogno di tecnica, di essere appresa, di essere studiata e ripetuta, e ha bisogno di tempo, di grandi competenze e attenzione per riuscire a raggiungere i risultati desiderati.

Anche ora, però, con tutta la tecnologia e la scienza di cui possiamo usufruire, non è che le cose, riguardo a questo argomento, siano eccessivamente migliorate.

Ma stiamo facendo dei passi significativi e dobbiamo poterne usufruire.

Ecco perché un approfondimento di questo genere. Perché, nonostante l’argomento possa sembrare frivolo o “scottante”, è invece in realtà importante e significativo per la vita adulta. Il raggiungimento di un buon rapporto sessuale, con il traguardo massimo dell’orgasmo in contemporanea, è infatti importantissimo per la durata del legame di coppia e per la serenità individuale. Per l’individuo singolo in quanto riuscire ad avere l’orgasmo permettere di sentirsi adeguati, sani, nella norma, ovviamente appagati nel rapporto, e di avere una buona identità sia personale che di genere. Per la coppia in quanto un’intimità così profonda e partecipe e la vicinanza emotiva che si vengono a creare nel contatto, nella conoscenza, nell’intesa profonda, nella compenetrazione, nella fusione con il corpo dell’altro è uno dei collanti più validi per mantenere uniti i due partner (e perché sia amore e non convivenza, abitudine o convenienza).

Un po’ di storia:

Dal periodo della cosiddetta ‘liberazione sessuale’ in poi, quindi da dopo il 1968, fiumi di inchiostro sono stati versati nel tentativo di raggiungere l’obiettivo (l’appagamento sessuale di entrambi), ma, verificando i risultati degli ultimi questionari sull’argomento, siamo ancora lontani dal poterci ritenere soddisfatti.

Le ricerche che più ci devono far pensare sono quelle inglesi, la prima del 2007, in cui emerge che una donna su tre finge regolarmente l’orgasmo durante il rapporto e, la seconda, quella ripetuta 3 anni dopo sullo stesso argomento, nel 2010, che è ancora più allarmante. Il 48% delle intervistate dichiara infatti di non raggiungere mai l’orgasmo e di fingere sistematicamente con il proprio partner. Perché lo fanno? Per evitare discussioni, perché si sentono in colpa loro stesse per non essere in grado di provare il piacere, per non frustrare il compagno. Le stesse donne dichiarano però che questo capita preferenzialmente se l’uomo non è in grado di spendersi nei preliminari, se è poco romantico, se è troppo rude, se è frettoloso e se, una volta che è soddisfatto per se stesso, conclude il tutto lasciando perdere il benessere della partner.

Un’altra ricerca in proposito giustifica questo comportamento con una ulteriore motivazione, che sicuramente ha una grande validità psicologica, e viene utilizzata nelle situazioni più stabili: le donne intuiscono, inconsciamente, che far sentire il proprio compagno appagato nell’essere un valido amante, lo porterà ad una maggior fedeltà di coppia. E questo è vero e lo andremo a riverificare più avanti.

Ma se questo modo di procedere può forse mantenere legata la coppia e appagare gli uomini (almeno fino a che non se ne accorgano, perché non è difficile immaginare che venendolo a sapere si sentirebbero presi in giro e imbrogliati dalla propria compagna), non è però molto positivo nemmeno per le donne, né per il coinvolgimento reale nella relazione.

Gli anglosassoni sono evidentemente meno calienti dei latini, dato che un’altra loro ricerca, del 2011, che ha sicuramente suscitato curiosità e incredulità, aveva evidenziato come le donne inglesi preferissero mangiare cioccolata, rispetto ad avere un rapporto sessuale. Non solo il piacere era più forte e più duraturo, dichiaravano, ma addirittura alcune affermavano che la cioccolata produceva loro un orgasmo immediato, cosa che non capitava spesso, o a volte mai, durante il rapporto (non sappiamo però se la ricerca fosse stata sponsorizzata da una marca di cioccolata….)

Che più si vada a sud, più le donne siano in grado di raggiungere facilmente l’orgasmo (per lo meno con metodi classici e non ‘dolciari’) e un fatto certo, essendo un dato consolidato che le donne di razza nera raggiungono l’orgasmo esattamente il doppio di volte di più di quelle di razza bianca. Probabilmente sono anatomicamente conformate in modo che i genitali riescano ad essere stimolati in misura maggiore, il che, nei secoli bui della loro storia non ha portato però a nulla di buono, infatti alle bambine veniva praticata l’infibulazione, un intervento di asportazione del clitoride e di chiusura, tramite cucitura, della vulva. Questo intervento, fatto da donne anziane, poteva essere molto pericoloso in quanto veniva eseguito con strumenti non idonei e non igienizzati (le bambine potevano morire di infezione o di tetano) e al momento dei primi rapporti sessuali o del parto poteva portare a conseguenze e lacerazioni anche particolarmente gravi.

D’altra parte, impedire alle donne di provare piacere durante i rapporti sessuali è stato ed è, purtroppo, tuttora, una caratteristica tipica dei regimi patriarcali, per i quali il fatto che le donne non siano attratte dalla sessualità è una sorta di garanzia di non essere traditi, il che sarebbe una bruciante ferita all’onore e all’orgoglio maschile, come dimostra la crudele pratica della lapidazione che è purtroppo ancora in uso. In questo modo, inoltre, si può avere la certezza (anche senza il test del DNA) che il figlio che si deve mantenere, educare, e che rappresenta la continuità della stirpe, sia il proprio .

 

Marina Zaoli

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