I palchetti del Teatro alla Scala: il viaggio continua

Teatro alla Scala

I palchetti del Teatro alla Scala, come mai prima d’ora in un sito dedicato

Il Teatro alla Scala ed il museo rendono accessibile la mostra sulla storia dei palchetti, permettendo agli appassionati di continuare il viaggio nella cultura meneghina. Il sito storiadeipalchi.teatroallascala.org rende pubbliche le ricerche sulla proprietà dei palchi scaligeri dal 1778 al 1920, sotto il coordinamento di Franco Pulcini. Una ricostruzione minuziosa, disponibile fino all’inizio dell’espropriazione dei palchi in seguito alla costituzione dell’ente autonomo, svolta dai ragazzi del conservatorio sotto supervisione scientifica degli esperti.

La mappa digitale riproduce il Teatro grazie ai disegni di Gianluca Biscalchin; tutti i 155 palchi sono numerati e cliccabili, ed è altresì possibile applicare filtri per evidenziare status sociale e genere dei palchettisti proprietari. Gli approfondimenti svelano inoltre cenni storici molto curiosi che variano dall’arredamento interno dei palchi al gioco d’azzardo, fino alla componente femminile. Viene persino evidenziato come molti ospiti della vita culturale milanese, da Manzoni alla contessa Maffei, frequentassero assiduamente i palchi senza in realtà possederne uno.

Il pubblico fa parte dello spettacolo

Gli spettatori in un teatro reattivo come la Scala determinano il successo o meno della messa in scena. Ma lo spettacolo non è solo sul palco principale, bensì lo è anche sui palchetti, dove la buona società faceva mostra di sé. L’etimologia della parola non nasconde nulla, tanto che i palchetti più ambiti all’epoca erano quelli più vicini al boccascena: così si era più in vista e ci si sentiva parte dello spettacolo.

Dai palchetti ci si può mostrare, ma anche nascondersi e spiare senza essere visti. Non tutti i posti nel palchetto garantiscono una buona visibilità, ma lo spettacolo era solo uno degli elementi che attiravano il pubblico nell’Ottocento. All’opera si andava per la musica, per incontrare amici, ma anche per affari o per intrighi amorosi. La lumiera centrale veniva fatta disporre infatti per controllare le frequentazioni pericolose. Due palchi destavano principalmente sospetti: il n°14, II ord. sin., e  il n°5, I ord. des., rispettivamente di proprietà di Lambertenghi e Confalonieri.

Per maggiori informazioni, approfondimenti o curiosità, vi consigliamo di visitare il sito.

 

di Giovanna Somma

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