Al cinema: Le ninfee di Monet

Monet

Ballandi Arts e Nexo Digital presentano LE NINFEE DI MONET. UN INCANTESIMO DI ACQUA E LUCE. Esclusivamente al cinema il 26, 27 e 28 novembre 2018 un nuovo capitolo del progetto La Grande Arte al Cinema indetto da Nexo Digital in collaborazione con TIMVISION, Radio Capital, Sky Arte e MYmovies.it. Il protagonista di questo capitolo è il padre dell’Impressionismo Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926)

Raccontata da Elisa Lasowski de Il Trono di Spade, la vita di Monet viene ripercorsa attraverso i suoi luoghi, da ciò che è rimasto e di chi ancora se ne occupa, come la giardiniera del giardino di Giverny, Claire Hélène Marron. Alla supervisione scientifica lo storico e scrittore Ross King, autore di Il mistero delle ninfee. Monet e la rivoluzione della pittura moderna.

Monet, la storia di un uomo innamorato dell’acqua e della natura

La storia di un uomo innamorato dell’acqua che, come una prima radice che ne va alla ricerca, la seguiva in modo tortuoso come il movimento del fiume Senna, sulle cui sponde trascorreva la sua vita. Dalle mattine in cui saltava la scuola per osservare il mare a nord della Normandia, alla pittura en plein air; la natura divenne la sua ossessione.

Riflettersi sull’acqua e riflettere su se stessi tramite questo elemento. Uno studio costante dei colori che cambiano a seconda della luce segnò il periodo più prolifico della sua vita. La decisione di andare a vivere nel piccolo paese di Giverny, dove costruì quella che può essere definita la sua prima opera architettonica. Un’architettura floreale, in cui ogni tipologia di fiore era ordinata per colore: dai freddi ai caldi, ciascuno disposto a favore della luce ideale che occorreva all’artista per dipingerli.

Monet: dallo stagno delle Ninfee ai Salici piangenti

Una storia di luce, che riflette sulla natura mutandola ai nostri occhi costantemente e che Monet, definito “il pittore con gli occhi più sensibili mai esistiti”, racconta scomponendola. L’immagine si presenta creata da minuscole pennellate, come i pixel della risoluzione attuale dei giorni nostri. Componeva per decomporre e lasciare che lo spettatore ricostruisse il tutto nella propria mente.

A completamento della sua abitazione perfetta a Giverny, creò lo stagno delle ninfee, seconda opera architettonica. La Ninfea, un fiore che rappresenta l’acqua (pur nascendo dal fango nel fondo dello stagno) e la luce, fiorendo infatti a pelo d’acqua, divenne il simbolo della ricerca che caratterizzò l’intera vita di Monet.

“Il pittore della felicità”, come venne definito, visse invece una vita piena di sgradevoli eventi. Incomprensione da parte della critica e del pubblico durante la sua giovinezza, lutti familiari, il figlio chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale e la perdita graduale della vista. Queste ultime disgrazie condizionarono e modificarono il suo modo di “vedere” e di dipingere; da qui introdusse nuovi soggetti: i salici piangenti. Dalle ninfee aperte alla luce alle fronde dei salici, afflitte e cadenti, ancora una volta alla ricerca dell’acqua.

Musée Marmottan, Musée d’Orsay, Giverny e la Fondazione Monet, insieme all’ultima e impressionante opera pittorico-architettonica del Musée de l’Orangerie progettata dall’artista dei fiori e della luce in LE NINFEE DI MONET. UN INCANTESIMO DI ACQUA E LUCE, vengono trascinati per la prima volta nel Grande Schermo di luce che è il cinema.

di Pamela Romano

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