L’icona di sempre, per sempre:Marilyn Monroe

“L’insoddisfazione della propria vita è la non accettazione del cambiamento che investe tutti e non risparmia nessuno”

Poche parole per raccontare l’infelicità di una grande diva come Marilyn, il suo probabile gesto estremo, il suo strazio… i suoi demoni interiori. Poche parole per descrivere la trama dell’ultimo film della meravigliosa attrice, “Gli Spostati”, scritto per lei dall’ex marito Arthur Miller.

Merilyn Miller, non è il nome da sposata della giovane icona sexy che noi tutti conosciamo, ma al contrario, corrisponde all’identità di un’altra meravigliosa attrice, cantante e ballerina di Hollywood, tragicamente scomparsa all’età di 37 anni. Un nome che segnerà il destino della giovane Norma Jeane la quale consigliata da Ben Lyon sceglierà di gettarsi nel mondo del cinema con un nome d’arte che avrebbe sfruttato la dolcezza fonetica di “Marilyn” in omaggio all’attrice sopracitata e il “Monroe”, cognome da nubile della madre di Norma, la sfortunata Gladys, una donna molto sofferente, affetta da schizofrenia paranoide e giudicata incapace di intendere e di volere.

Marylin Monroe, prima di essere la celebre stella platinata del cinema, era stata una bambina sola e successivamente un adolescente molto angosciata e triste. Cresciuta tra case famiglia e lontane parenti, Marilyn troverà un po’ di amorevole conforto solamente sotto l’ala protettrice della sua tutrice Grace Mckee, grande conoscitrice di cinema e impiegata presso la Columbia, nonchè migliore amica di Gladys. Sarà proprio grazie a lei che la Monroe si appassionerà al grande schermo e deciderà di fare l’attrice.

Molto goffa, insicura e talvolta balbuziente, la Merilyn dei primi tempi, più che bucare lo schermo faceva un buco nell’acqua. Prendeva lezioni di recitazione per corrispondenza e se non fosse poi stata scoperta per la sua incredibile sensualità, probabilmente avrebbe continuato la sua vita lavorando in tutt’altra fabbrica, sicuramente non quella del Cinema.

Marilyn ebbe un’infanzia terribilmente violenta, che le procurò sconforto e depressione. Malesseri psicologici cronici che le infettarono l’anima per tutta la breve vita. Quella bambina dovuta crescere troppo infretta le rimase aggrappata al corpo per sempre, come una parassita bisognosa di dolcezze e premure, non l’ha mai abbandonata.

Ingenua ed infantile, l’hanno sempre descritta i suoi amanti ed i suoi collaboratori alludendo ai suoi capricci, ma anche alla sua voce sottile e ai suoi frivoli modi di fare. Triste e angosciata, aggiungevano questi… raccontandola come una maschera di felicità apparente che faceva da scrigno ai suoi più cruenti turbamenti.

I turbamenti di una donna che sognava la maternità ma aveva avuto circa una dozzina di aborti, che voleva essere amata non solo per i suoi capelli biondi ma anche per ciò che rimaneva tolti i tacchi, i corpetti e le ciglia finte. Marilyn cambiò svariati uomini, amò molto e ricevette in cambio le premure di uno solo di questi che vegliò su di lei il giorno del suo funerale, l’ex marito Joe DiMaggio, il quale per molto tempo ebbe la cura di portare sempre al suo capezzale, rose rosse.

Marilyn sembrava vagare nel vuoto, al di fuori della legge di gravità. Lo pensava anche Arthur Miller, celebre drammaturgo e scrittore statunitense, figura di primo piano nella letteratura e nel cinema per oltre sessantuno anni, il quale per cinque di questi fu a sua volta sotto i riflettori, ma di obbiettivi non propriamenti cinematografici, tutt’altro. Erano gli obbiettivi fotografici della stampa scandalistica, che altro non faceva che parlare della Monroe e del suo matrimonio.

Un’unione quest’ultima, non propriamente “rose e fiori”. I primi anni di matrimonio furono vissuti da entrambi molto positivamente, poi il caso volle che accidentalmente Marilyn leggesse in un quaderno di Arthur alcuni pensieri negativi sul suo rapporto con la Monroe.

Questo triste avvenimento le provocò un vero e proprio shock. Fu un trauma per l’attrice, la quale probabilmente non sentendosi adeguatamente apprezzata dal compagno incominciò a comportarsi in maniera totalmente diversa e paranoica. Il suo uso di medicinali divenne a mano a mano sempre più frequente…. la ricerca fallimentare di quel figlio tanto desiderato non faceva che rendere più fragile ed avvilita l’attrice che deciderà di mettere termine a quella relazione.

I due divorziarono e dopo un anno di strazi e sofferenze interiori ai quali naturalmente contribuirono anche i famosi Kennedy, Marilyn morì, un suicidio più volte desiderato, forse indotto, forse premeditato, non solo da lei.

Una creatura da Hollywood creata e drammaticamente uccisa, plasmata dal successo e dalla violenza.

 

di (Giulia Betti)

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