LA TEMPESTA: il capolavoro di Shakespeare incontra il talento di Alessandro Serra

Torna sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Brera con un’altra opera di Shakespeare, il regista e scenografo Alessandro Serra

di Valentina Gullini

«Se con la vostra Arte, mio carissimo padre, avete scagliato le acque selvagge in questo sconvolgimento, placatele. Il cielo rovescerebbe fetida pece, Se il mare, innalzandosi fino alle guance delle nubi, Non spegnesse il fuoco». 

Dopo il trionfante successo di “Macbettu” con Sardegna Teatro, grazie al quale si è accaparrato il Premio UBU 2017, torna sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Brera con un’altra opera di Shakespeare, il regista e scenografo, Alessandro Serra, mettendo in atto la “Tempesta”, uno dei capolavori più complessi, tormentati e magnetici del poeta inglese, nonché l’ultima prima della sua morte.

La trama

Il dramma, ambientato su di un’isola imprecisata del Mediterraneo, racconta la vicenda dell’esiliato Prospero, il vero duca di Milano, esiliato assieme alla figlia Miranda, dal fratello geloso, Antonio, aiutato dal Re di Napoli. Egli trama per riportare sua figlia Miranda al posto che le spetta, utilizzando illusioni e manipolazioni magiche. In possesso di arti magiche dovute alla sua elevata conoscenza e alla sua prodigiosa biblioteca, Prospero viene servito, seppur controvoglia, da Ariel, uno spirito da lui liberato dall’albero dentro il quale era stato intrappolato dalla strega africana Sicorace, esiliata nell’isola anni prima e morta prima dell’arrivo di Prospero.

L’isola è deserta, abitata da un unico mortale, Calibano, un mostro deforme figlio della strega, che inizialmente si dimostra amichevole all’arrivo di Prospero e Miranda, propose a quest’ultima di unirsi a lui per creare una nuova razza che popoli l’isola; al suo rifiuto tentò di violentarla, cosa che indusse Prospero a soggiogarlo con la magia e a renderlo suo schiavo. A questo punto prende via la commedia, ricca di aspetti dinamici, contraddittori e introspettivi che contribuiscono a rendere l’atmosfera più misteriosa, lontana ed esotica.

Il regista

Alessandro Serra è regista, autore, scenografo, light designer. Laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi sulla drammaturgia dell’immagine, nel 1999 fonda la Compagnia-Teatropersona, con la quale mette in scena le proprie opere presentate in molti paesi europei, oltre che in Asia, Sud America, Russia, Regno Unito. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il premio UBU come miglior spettacolo e il premio Le Maschere del Teatro Italiano come Miglior Scenografia e miglior spettacolo per Macbeth. Il Premio Hystrio alla regìa e il Grand Prix “Golden Laurel Wreath Award” come miglior regista (MESS Festival Sarajevo).

Serra torna ad accostarsi all’opera del Bardo, dichiarando: «Ne La tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono a eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma. Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro, la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati».

Lascia un commento

Your email address will not be published.