Il filo di mezzogiorno: la storia di Goliarda Sapienza

La sceneggiatrice Ippolita di Majo ci accompagna in un tortuoso viaggio attraverso la psiche di una donna controcorrente e poliedrica

Goliarda Sapienza: femminista folle

Dall’1 al 6 giugno al Teatro Franco Parenti sarà possibile entrare nella mente di una donna molto speciale, controcorrente e poliedrica, attrice, scrittrice, femminista, rivoluzionaria, disperata amante, buffona, psicologicamente instabile: Goliarda Sapienza.

Il filo della storia psichica di Goliarda Sapienza

Attraverso le pagine del romanzo postumo Il filo di mezzogiorno (1969), la sceneggiatrice Ippolita di Majo ci accompagna in un difficile e tortuoso viaggio attraverso la psiche di questa scrittrice, nel tentativo di dipanare la matassa, di trovare e seguire il filo della sua storia di donna, di amante, di malata di mente.

Non è stato facile per la sceneggiatrice cercare di fare chiarezza sulla storia psichica di Goliarda Sapienza, che dopo essere caduta in una pesante depressione, sfociata in un tentativo di suicidio, si sottopone a degli incontri con uno psicoterapeuta e all’elettro-shock. Il romanzo è infatti testimonianza di uno dei primi, maldestri e violenti approcci italiani alla psicanalisi; un tentativo, questo, che non avrà un esito felice.

La regia di Mario Martone

Per rappresentare le due facce della malattia mentale, il regista teatrale e cinematografico Mario Martone (L’amore molesto, Il giovane favoloso e Capri-revolution) opta per una scenografia “manichea”, che fa da contraltare alle uniche due presenze in scena, Donatella Finocchiaro nei panni di Goliarda e Roberto de Francesco nei panni dello psicoterapeuta; la stanza viene divisa in due parti, l’una è la sua casa, il luogo della realtà, della quotidianità, della relazione; l’altra parte, vuota, oscura, rappresenta i meandri dell’inconscio della protagonista, in cui lei stessa si perde per non trovarsi mai più. 

Il groviglio inestricabile e inspiegabile dell’animo umano

Due persone, una mente da esplorare, studiare, dissezionare, una stanza divisa a metà: uno spettacolo apparentemente semplice, con pochi elementi, ma che nascondono dietro di essi tutta la complessità, il groviglio inestricabile e inspiegabile dei sentimenti, delle gioie, dei dolori e incubi dell’animo umano. 

di Alessandra Baio

Lascia un commento

Your email address will not be published.