Franco Branciaroli torna a teatro con una delle interpretazioni più intense della sua carriera ne Il caso Kaufmann, la nuova trasposizione teatrale del romanzo di Giovanni Grasso, ispirato a una sconvolgente storia vera nella Germania del Terzo Reich. Lo spettacolo va in scena al Teatro Grassi di Milano, con la regia di Piero Maccarinelli, riportando sul palco tutto il dramma umano e politico di un’epoca segnata dall’odio.
Una storia vera tra amore, razzismo e giustizia negata
1941, Monaco di Baviera. Leo Kaufmann, ebreo, è rinchiuso in una cella del carcere di massima sicurezza di Stadelheim. È la sua ultima notte prima dell’esecuzione. L’accusa: “inquinamento razziale”, per aver avuto una relazione con una giovane donna ariana, Irene Seidel. Un crimine d’amore, in un regime che trasforma i sentimenti in reati.
Ma Kaufmann non cerca l’assoluzione spirituale. Chiede solo di consegnare un ultimo messaggio a lei, la donna che ha amato. E davanti al cappellano, rievoca l’intero percorso che lo ha portato fino a lì: il desiderio, la paura, il giudizio, l’ingiustizia. Un racconto che non è solo confessione, ma anche denuncia: di una società corrotta dall’ideologia, dove amare diventa un atto sovversivo.
Franco Branciaroli, anima e corpo di Leo Kaufmann
A dare voce a questo grido disperato è Franco Branciaroli, attore simbolo del teatro italiano, che con il suo Leo Kaufmann scolpisce sul palco una figura fragile e monumentale allo stesso tempo. Ogni parola, ogni gesto diventa carne viva, memoria, resistenza. In scena, Branciaroli non interpreta: incarna.
Il teatro come specchio della storia e coscienza del presente
Sotto la regia sobria e incisiva di Piero Maccarinelli, lo spettacolo assume i toni di una tragedia classica moderna. Nessuna retorica, nessun eccesso, ma solo la forza delle parole, della verità e della dignità calpestata. Il caso Kaufmann è un atto d’accusa e un atto d’amore, un monito sulla disumanità di ogni forma di discriminazione.