“Il calamaro gigante”: lo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo

Un adattamento di Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori

a cura della Redazione

La vita di Angela

Una vita apparentemente assurda, senza un logica di fondo, impossibile da capire, che alla fine lega e caratterizza la nostra vita di tutti i giorni. Angela, la protagonista, da giovane era sognatrice, aveva tanti desideri nel cassetto, ma una famiglia proibitiva e i limiti della società non le hanno permesso di realizzarli. 

Un giorno cambia tutto, Angela viene travolta da un’onda anomala che la porta via. La sua vita viene sconvolta, stravolta; ed ecco che la protagonista inizia un viaggio fuori dal tempo e dal mondo reale, accompagnata da Monfort; inizia una storia di coraggio, che racconta le avventure della gente del mare che hanno iniziato a credere a qualcosa di apparentemente impossibile, a un animale-leggenda, il calamaro gigante. Una credenza che nel 1871 divenne poi pura verità.

La morale intrinseca e profonda 

Il calamaro gigante è la metafora dell’impossibile che diventa realtà. Se esiste davvero, allora ogni sogno e desiderio può essere realizzato. Bisogna prendere atto che nulla è più irrealizzabile. Il mare e i suoi abissi svelano una vita diversa, degna di essere vissuta, che si allontana da quel vivere quotidiano e abitudinario fatto di algoritmi, regole imposte dalla società e materialismo.

L’obiettivo è quello di andare avanti, di sorprendersi per poi meravigliarsi, di divertirsi, commuoversi, di vivere. I linguaggi della narrazione sono molteplici: le immagini statiche si mixano perfettamente alle movenze della danza, la musica crea quel sottofondo piacevole e intenso, i giochi di luci e ombre immergono lo spettatore in una dimensione magica. Un lotta tra finzione e realtà, tra confini e voglia di andare oltre.

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