“Cinecittà” raccontata dagli occhi di Christian De Sica

“Il mio cuore batte per Cinecittà” svela il campione di incassi Christian De Sica che, come osservatore e protagonista, ricostruisce le tappe del grande cinema e teatro italiano dagli anni 50 ad oggi nel musical “Cinecittà”. Il legame fra il mondo dello spettacolo e Christian è ben saldo già da prima della sua nascita, come figlio d’arte di papà Vittorio e mamma Maria Mercader. Attore affermato fin dalla culla, verrebbe da pensare, invece no, Christian ha dovuto lottare per garantirsi la fama che gli spetta e scrollarsi di dosso etichette e pregiudizi della critica. Quando riferì al padre di voler diventare attore, Vittorio ebbe un mancamento, rivela il giovane De Sica, all’epoca studente universitario di Storia dell’Arte. D’altra parte come può un bambino cresciuto a pane e teatro non innamorarsi delle luci, degli effetti speciali, della neve finta, della magia come dell’inganno che il palcoscenico da sempre garantisce? Il suo primo approccio con il cinema risale al lontano 1958 quando assistette a Il Generale della Rovere con la regia di Roberto Rossellini. Fu amore a prima vista. Christian non riuscì a resistere, nonostante il dissenso paterno, a candidarsi di nascosto per film e spettacoli che decreteranno il suo successo. Stanco di essere fermato per strada “perché ci fa ridere”, a distanza di sette anni, dopo il celebre “Parlami di me”, decide di omaggiare i propri genitori celebrando il grande cinema di Rossellini, Fellini, Billy Wilder, dal neorealismo a Mussolini, da Il generale della Rovere a Il Grande Fratello. Cinecittà è una miscela di ricordi e aneddoti, racconti di vita vissuta in cui si fondono due mondi magici: il cinema e il teatro. In un musical di due ore che sembrano addensate in pochi secondi, il campione di incassi per eccellenza, con la sua verve del mattatore, ricorda con nostalgia ciò che è stato e che sembra non voler tornare. In contro tendenza rispetto al grande schermo decide di misurarsi con il pubblico dal vivo, la più grande scuola di recitazione: la luce in platea resta accesa, Christian vuole vedere direttamente le facce degli spettatori, le loro risate come i loro sbadigli.

di Giovanna Riccomi

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