America Latina: l’attesissimo film dei fratelli d’Innocenzo

In concorso a Venezia 78, il film è la terza opera dei fratelli d’Innocenzo dopo il successo di “Favolacce” e “La terra dell’abbastanza”

Damiano e Fabio D’Innocenzo riescono a inquietare gli spettatori con un thriller psicologico unico nel suo genere. La forza del film sta nel riuscire, attraverso momenti di quotidiana realtà, a scavare negli angoli più tenebrosi e remoti del nostro io. Il pericolo è proprio nella casa del protagonista, precisamente nella cantina, che funge in questo caso proprio da luogo dove riporre oscuri segreti.

Come una memoria dal sottosuolo, si spalanca l’abisso. In una pellicola fatta da primissimi piani di volti e sguardi, ci avvolge, ci abbraccia un perturbante crescendo di emozioni selvagge e destituzioni dolorose. I fratelli D’Innocenzo confermano di essere forse gli unici, ad oggi, capaci di trovare modi nuovi e personali di raccontare una storia. Il loro cinema parla una lingua fatta di figure libere, di suoni taglienti, silenzi assordanti, dettagli minuziosi e vastità angoscianti.

America Latina, la trama

Massimo Sisti è un dentista gentile e pacato che nella vita ha conquistato tutto ciò a cui ambiva: una villa immersa nella quiete di Latina e una famiglia che ama e che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni. La moglie e le figlie sono la sua unica ragione di vita, la sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della sua vita ordinaria.

Le parole dei Fratelli D’Innocenzo 

“Abbiamo scelto di raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che ci metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come narratori, come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande alle quali non avevamo (e non abbiamo, nemmeno a film ultimato) risposte che non si contraddicessero l’una con l’altra. Interrogarci su noi stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette, e America Latina prende alla lettera questa possibilità raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria identità. Essendo gemelli, anche i nostri due film precedenti raccontavano storie di famiglie, di senso di appartenenza, di sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a fondo nel tema e abbiamo scelto la via per noi più rischiosa: la dolcezza. La dolcezza e tutte le sue estreme conseguenze. America Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di vista privilegiato dell’oscurità per osservarla”.

di Emanuela Bruschi

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