L’urlo del bimbo: “Non volare via” di Sara Rattaro

 

Sara Rattaro, giovane scrittrice genovese, dopo l’uscita del suo romanzo Un uso qualunque di te” che ha scalato subito le classifiche, ci propone oggi una nuova narrazione, “Non volare via”, che si presenta già vincente per la forza dell’argomento e la delicatezza della voce narrante.

Questa nuova scommessa editoriale – che ha tutte le carte in regola per doppiare il successo precedente – narra la storia di una famiglia qualunque, in un tempo qualsiasi, in un’Italia quotidiana e ordinaria. Matteo è un bambino audioleso di una sensibilità stravolgente, come tutti coloro che faticano il doppio per vivere una vita “normale” e non solo per se stessi, ma soprattutto per chi sta loro accanto. Sandra è una madre protettiva e troppo concentrata su Matteo per rendersi conto di quanto la sua famiglia stia cambiando. Ci sono poi Alberto, professionista affermato e deciso a non trascurare alcun aspetto della sua natura maschile, e Alice, adolescente maturata troppo in fretta perché così imponeva la delicata esistenza del fratellino. In questo quadro di allerta e perfetta protezione, in cui ciascuno sposta il proprio baricentro verso il piccolo Matteo, ci si accorgerà come, inevitabilmente e inconsapevolmente, si stiano percorrendo vite sconosciute agli altri membri della famiglia.

E la tenerezza di un incontro occasionale con l’amante, rifugio e valvola di sfogo della vita giornaliera, si trasformerà in un tornado che spazzerà via ogni cosa in brevissimo tempo. Da qui un urlo disperato: “Papà non volare via”. Poche parole come la più efficace delle preghiere.

Con un ritmo che trascina il lettore desideroso di scoprire il movente narrativo e una lingua semplice, diretta ed efficace, la Rattaro ci consegna un singolare quanto possibile quadro familiare, dove il senso di colpa e il perdono si fondono per non trasgredire all’ordine dell’unità e per il bene di un sentimento universale e incondizionato come l’amore.

 

Non volare Via
di Sara Rattaro
Garzanti, maggio 2013

 

 

(di Rosa Gioffrè)

 

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