Maria Grazia Cucinotta per Giltmag

Al San Marino Film Festival abbiamo incontrato Maria Grazia Cucinotta, attrice, produttrice e regista, che ha partecipato alla Kermesse in qualità di presidente della giuria per i cortometraggi dedicati all’infanzia. Dagli esordi con il film italiano Il postino che l’ha lanciata in tutto il mondo, alle sue esperienze come produttrice che l’hanno resa famosa negli Stati Uniti Maria Grazia ha costruito una splendida carriera. Accanto ai suoi successi cinematografici in veste di attrice, nel 2011 debutta anche come regista del cortometraggio Il Maestro presentato in concorso alla 68ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il suo impegno non è unicamente rivolto alla sua crescita professionale ma da anni ormai è impegnata a livello sociale e umanitario, difendendo soprattutto il ruolo della donna nella società e i bambini, è stata infatti testimonial Unicef per l’Italia. Assieme a noi ricorda il momento dell’esordio, i progetti che oggi la coinvolgono, ma anche com’è cambiato il suo rapporto con la propria femminilità ed il suo impegno umanitario.

 

Siamo qui al San Marino Film Festival con Maria Grazia Cucinotta, volevo innanzitutto chiederti le impressioni su questo evento?

Ma guarda io sono rimasta piacevolmente scioccata, l’ho ripetuto forse già 100 volte, perché tutti quanti mi hanno detto: “Sai è un piccolo festival, è nuovo” io mi aspettavo di trovare un Festival proprio piccolo, arrangiato, invece questo è un festival vero e proprio con un allestimento pazzesco e dei ragazzi molto volenterosi e anche molto capaci. E poi la scelta di tutti i film: qui trovi dei film a livello internazionale, dei film che trattano delle tematiche importanti, che danno la possibilità ai giovani di uscire fuori.  Un festival così è importante soprattutto in un momento come questo dove i film hanno difficoltà soprattutto nella distribuzione.

 

Al San Marino Film Festival sei presidente di giuria per i cortometraggi dedicati all’infanzia e quale ruolo più adatto, dato che sei molto spesso impegnata in campagne umanitarie e sociali. Ci vuoi raccontare un po’ di questo tuo impegno?

Ma guarda l’impegno è dovuto al fatto che quando diventi famosa l’unico motivo, per cui essere fiera di questo, è avere la possibilità di aiutare le persone che non possono apparire per urlare i propri disagi. In primis i bambini sono alla base della vita: perché se tu abitui un bambino a crescere in un modo sano e sereno avrai un uomo migliore nel futuro, e questa non è una frase fatta ma è una realtà. Bisogna quindi lottare perché tutti i bambini possano avere un’infanzia felice, perché il momento dell’infanzia è l’unico momento in cui un bambino deve essere bambino, è un momento magico dove tutto si forma, e lui deve avere la possibilità di capire quello che è la vita e lo deve capire in modo sognante non crudele, come purtroppo oggi accade a tantissimi bambini. Faccio parte di World Food Programme che si occupa della nutrizione dei bambini, ma anche di diverse associazioni che si occupano di tematiche varie: dalla violenza, all’adozione, al mantenimento. Nel mio piccolo quando posso aiuto perché tutti possano avere una realtà felice.

 

Dal 21 novembre sarà nelle sale il film “La moglie del sarto” che ti vede protagonista nei panni di Rosetta, la bella moglie di un sarto, nel Sud Italia degli anni ’60, che dopo la morte del marito si trova a dover combattere, insieme alla figlia, i pregiudizi di tutto il paese per difendere il suo onore e il suo lavoro. Ci puoi raccontare qualcosa di questo progetto?

È un progetto che è nato un po’ per caso. Ho letto la sceneggiatura e inizialmente ero molto indecisa se farlo o meno.  Poi avevo letto una notizia di questa donna che aveva fatto un figlio per la figlia in Inghilterra, e visto che in Italia ci sono ancora tanti pregiudizi su queste gravidanze assistite, ho detto: perché no? Cominciamo a costruire le basi per abbattere questi pregiudizi e a far si che ognuno possa vivere la sua maternità nel modo in cui sceglie. Il film tratta un argomento molto duro, io sarò la madre di una ragazza presa di mira dai potenti di un paesino maschilista: una scelta di continuità con ruoli che riscattano la figura della donna, a cui tengo moltissimo. Ci sono donne che continuano a morire che rinunciano ad essere femminili per timore degli uomini. E’ una trappola da cui bisogna uscire riappropriandoci proprio della nostra essenza.

 

Interpreti infatti molto spesso dei personaggi femminili molto forti e caratterizzati. Come scegli le sceneggiature, da cosa sei motivata?

Le sceneggiature le scelgo sempre in base all’emozione, sono una che legge e vede già il film, perché sono sempre stata una visionaria, sin da piccola. È logico che poi scelgo anche le storie che sono fattibili, perché a volte leggi delle storie pazzesche e non riesci a metterle in scena. Sono una grande fan di Marco Buticchi che scrive delle storie bellissime, però l’ho chiamato e gli ho detto: dovrei essere americana per poter produrre un film tratto dalle tue storie..

 

Si sentono oggi molti fatti di cronaca che vedono purtroppo coinvolte le donne: femminicidi,abusi. Secondo te il cinema può aiutare ad arginare questo problema? Qual è la tua opinione a riguardo?

Il cinema aiuta, perché comunque porta a parlarne, così come le stesse persone che nel cinema lavorano devono impegnarsi a dare voce alle donne, e a far si soprattutto che non abbiano paura di denunciare. Una donna che subisce violenza purtroppo molto spesso non riesce a denunciare perché ha paura, e la maggior parte delle volte non riesce ad avere il coraggio perché questa paura la blocca e quindi bisogna dare a queste persone la forza di dire vado via dall’incubo per sempre, la forza di scappare via.

 

Sei e sei stata un’icona di bellezza. Com’è cambiato il tuo rapporto con questa visione che si ha di te di tipica bellezza mediterranea?

Oggi ne sono molto più consapevole di prima.  Mentre prima era una cosa che quasi fuggivo, perché comunque era forse più grande di me e poi ripeto il pregiudizio su di me all’inizio mi ha creato dei problemi. Oggi come oggi invece, da donna, so che non bisogna aver paura di quello che si è. Una donna vale per quello che sa costruire, e per quello che sa fare e che riesce a fare nel tempo, e la presenza fisica non deve essere assolutamente un deterrente.

 

Ti lascio ricordando il film che ti ha lanciata in tutto il mondo ‘Il Postino’. Ci vuoi dire qualcosa di quell’esperienza? Che ricordo hai?

Sono passati vent’anni e un po’ di giorni fa abbiamo presentato al Festival di Roma un documentario che parla della vita di Massimo Troisi, prodotto da Verdiana Bixio. Devo dire che rivedere quelle immagini  è stato come fare un tuffo nel passato e soprattutto parlandone tutti i giorni uno non sente il tempo che passa. Poi quando mi rendo conto che sono passati vent’anni dico: O dio mio son passati vent’anni, sembra ieri! Perché è così, quando un film è fatto con il cuore, continuerà ad emozionare, perché c’è una magia che dura per sempre.

 

Ti ringrazio tanto

Grazie a te

 

di (Stefania Bleve)

Lascia un commento

Your email address will not be published.