Laura Morante, quando il talento è donna

Laura Morante

Laura Morante debutta a teatro sin da giovanissima con Carmelo Bene, dove è coinvolta in diverse pièces. Il suo debutto nel mondo del cinema, invece, risale all’anno 1980, grazie al film di Giuseppe Bertolucci. L’anno successivo recita vicino a Ugo Tognazzi e lo stesso anno collabora con Nanni Moretti, regista al quale deve la sua popolarità. Negli anni ’80, Laura decide di trasferirsi a Parigi; qui partecipa a diverse produzioni televisive e cinematografiche che aiutano ad affermare la sua carriera da attrice. Nonostante questo però, Laura Morante continua a collaborare con registi italiani e non abbandona mai il mondo del teatro.

Eri una ragazzina quando sei partita dalla Toscana e sei approdata a Roma. Come ti sei avvicinata al mondo del teatro? Hai frequentato una scuola di recitazione?

Io provengo dal mondo della danza: quando mi sono trasferita a Roma ho iniziato a ballare in una compagnia di danza contemporanea. La realtà è che non ho mai studiato recitazione, i miei esordi a teatro risalgono a quando Carmelo Bene si è messo in contatto con la mia coreografa chiedendole di “prendermi in prestito” per un ruolo a teatro. Da lì è iniziato tutto. Posso dire di aver imparato sul campo, grazie all’affiancamento di grandi professionisti che mi hanno istruita standomi accanto.

Ti chiedono spesso qual è il tuo rapporto con Nanni Moretti, sia professionale che personale, io invece ti chiedo: quanto apprende concretamente un attore a lavorare al fianco di un grande regista? 

Io credo che la miglior scuola per un giovane attore sia recitare in un film con una coreografia e un regista poco brillanti. Meno sei seguito, più apprendi. È paradossale ma funziona proprio così.

Il tuo tratto distintivo è quello sguardo intenso e inquieto che ha dato vita a tanti personaggi femminili tormentati e un po’ drammatici. Pensi che ciò che renda incline un attore ad interpretare ruoli psicologicamente affini alla propria personalità abbia a che fare con la propria predisposizione caratteriale?

In realtà ho recitato anche in tante commedie, nonostante io venga descritta spesso e volentieri come personalità drammatica e tormentata. È l’attore che sceglie il proprio ruolo, per una questione di affinità caratteriale o predisposizione. È raro che ti venga affibbiato un ruolo che si discosta completamente dal tuo essere. Io, per esempio, amo la commedia e la tragedia ma non il dramma.

Hai dichiarato di essere timida, ma che la recitazione ti ha salvata mettendoti costantemente alla prova. Credi che se qualcuno conoscesse Laura, nella sua privacy domestica, rimarrebbe stupito della dissonanza con la sua immagine pubblica?

Sono sempre stata una donna timida. È chiaro che la recitazione ti sproni a uscire da te stessa e, perché no, ad esprimere cose che non avresti mai espresso se non fossi stata incentivata a farlo.

Parlaci di “Io Sarah, io Tosca”

“Io Sarah, io Tosca” è il titolo dello spettacolo che stiamo preparando. Debutteremo a dicembre al teatro Franco Parenti, e attualmente è ancora in completa fase di scrittura. Vedrete!

Quali sono le cose che pensi di aver imparato durante tutti questi anni di carriera? Cosa diresti alla Laura degli esordi? E invece, cosa diresti ad un giovane attore che sta entrando ora in questo mondo?

Difficile dire che cosa ho imparato negli anni. Una cosa che noto di questi tempi, è che i giovani attori tendono a non prendere le cose seriamente ma a prendersi troppo sul serio. Ecco, il consiglio che darei loro è: non prendetevi troppo sul serio, ma prendete le cose più seriamente.

Un grazie speciale a Laura Morante per la disponibilità, la gentilezza e l’immenso talento.

 

di Martina Tronconi

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