Il design come strumento di crescita ed evoluzione: intervista a Paolo Stella

Paolo Stella, digital influencer ormai stabilitosi a Milano e che, oggi, con il suo ruolo di comunicatore, cerca di avvicinare il pubblico al mondo del design e dell’architettura

di Chiara Pellini

<<Quello che mi rende un po’ orgoglioso, anche se forse immeritatamente, è che tante persone mi scrivano dicendo che, se prima risparmiavano per comprarsi la borsa del momento, ora lo fanno per una poltrona di design, per esempio, o per un nuovo servizio di piatti per accogliere gli ospiti in casa in una certa maniera… e questo mi da una grandissima soddisfazione>>.

A parlare è Paolo Stella, digital influencer ormai stabilitosi a Milano che, oggi, con il suo ruolo di comunicatore cerca di avvicinare il pubblico al mondo del design e dell’architettura. Abbiamo incontrato Paolo proprio nella sua famosa casa-progetto, Suonare Stella, nei pressi della stazione centrale. Uno spazio di oltre 300 mq in un palazzo prestigioso dalla facciata angolare, caratterizzato da bow windows. Le particolari finestre ad arco sono uno degli elementi più amati da Paolo nel suo spazio living, che ogni sei mesi è interessato da un’operazione di ri-allestimento volta a <<raccontare come la vita delle persone possa modificarsi sostanzialmente in base a come viene arredata la casa in cui abitano>>. 

Ecco un estratto della nostra chiacchierata con Paolo che, partendo proprio dalla sua casa, ci ha svelato i retroscena di alcune collaborazioni, i rapporti che si sono creati con personaggi e aziende di design, e informazioni esclusive sulla prossima edizione del Salone del Mobile 2024. 

Ciao Paolo, raccontaci del progetto Suonare Stella: come è iniziato e qual è il suo obiettivo? 

Tutto è cominciato quando mi sono deciso a comprare casa. Ho sempre avuto paura di mettere una pietra stabile nella mia vita ma, un giorno, la mia commercialista mi ha detto, “Non ha più senso pagare gli affitti: adesso tu esci e ti vai a comprare casa!”. Convinto che ci avrei messo almeno un anno, mi è bastato, invece, un pomeriggio. Ho visto una casa, ed era questa. Prima del lockdown nel 2020, è trascorso circa un anno di lavori seguiti dallo studio Palomba+Serafini. In seguito, ho cominciato a raccontare gli arredi partendo da una poltrona: la Up di B&B progettata da Gaetano Pesce. Il mio racconto, che non era di tipo tecnico, è piaciuto molto al mio pubblico. Ho deciso non di esporre un oggetto, bensì di raccontare la vita che ti permette di fare. Da lì il progetto si è esteso al racconto di nuovi designer e brand ogni sei mesi. 

In questo momento ci troviamo immersi in un living griffato Missoni Home, brand con cui è in atto la collaborazione che verrà presentata alla Milano Design Week ad aprile 2024. Come vi siete trovati a collaborare tu e il direttore creativo Alberto Caliri?

Con Alberto Caliri, direttore creativo del brand Missoni Casa, c’è un’intesa incredibile. Abbiamo addirittura una chat che si chiama Coppia di fatto, perché ci chiamiamo in continuazione. Ci capiamo alla perfezione e abbiamo lo stesso gusto estetico. Questa è già la seconda collaborazione, dato l’enorme riscontro mediatico ricevuto dalla prima. L’allestimento in atto ora è molto importante: coinvolge quasi tutto, dalle carte da parati alle tazzine del caffè.

Come si è svolta la scelta degli arredi per questa edizione di Suonare Stella? Avete riscontrato qualche difficoltà durante la progettazione? 

Sì, alcune difficoltà ci sono state. Non c’era, per esempio, un tavolo che si adeguasse all’angolo delle bow windows in collezione, quindi lo abbiamo disegnato. È stato prodotto Fiammetta V. di Carrara: il risultato è una lastra che sembra fluttuare nel vuoto. Il progetto è stato veramente divertente: abbiamo dipinto di nero la parete con le finestre ad arco, applicato la moquette nera su una parte di parquet e aggiunto un basamento, altrettanto nero, su cui poggiare la lastra. È bellissimo da vedere, specialmente di notte: sembra un ufo che galleggia nel vuoto.

E le sedute? 

Sono dei panettoni. Per me sono uno dei più grandi progetti di Alberto per la storia che hanno dietro. Per anni Alberto ha lavorato qui a Milano con un architetto che era sempre in ritardo, e spesso si trovava in mezzo alla strada ad aspettarlo, seduto sui panettoni di cemento. Quindi, quando ha avuto la possibilità di disegnare il suo primo oggetto, ha ideato un panettone comodo e imbottito. Tra l’altro, le vendite stanno andando a ruba. Io possiedo alcune versioni uniche, come quello in Swarovski e quello maculato che si trovano all’ingresso. Per ora in commercio esistono quattro versioni, ma stanno pensando di aumentare la produzione e la gamma di fantasie data l’enorme richiesta.

La sala da pranzo è strettamente legata alla cucina. Come hai stravolto questo ambiente pur assicurandone la funzionalità? 

La cucina è un luogo di aggregazione all’interno di una casa, e per questo ambiente mi sono affidato ad Elmar, i cui proprietari sono una coppia fantastica. Io non sono molto bravo in cucina, e ammetto di non cucinare molto. Per questo motivo è stato creato un sistema di ante che si chiudono, facendo da sfondo all’isola, e nascondendo la funzionalità dell’ambiente. L’isola è stata disegnata da Palomba+Serafini e stondeggiata in marmo verde alpi. Sempre parte della cucina sono i servizi di posate e bicchieri, che cambio spesso. Con Richard Ginori ho disegnato una collezione che riprende la carta da parati che ho in alcune parti della casa. Per la collaborazione attuale abbiamo lanciato il servizio Nastri di Missoni, che ha gli stessi disegni delle carte da parati del living e dei divani. Poi, dipende sempre dall’azienda con cui collaboro: con Missoni, per esempio, abbiamo realizzato molta oggettistica.

Ogni volta che una collaborazione termina e ne comincia una nuova, cosa succede agli oggetti utilizzati?

Dipende, una delle prime collaborazioni è stata con De Padova. Roberto Gavazzi, il proprietario, una persona straordinaria con cui mi sono trovato benissimo a collaborare, al termine del progetto ha avuto l’idea di vendere le cose tramite una diretta Instagram. È stato bellissimo. Altre volte, gli oggetti vengono ripresi dall’azienda.

Come ci si sente psicologicamente con il continuo cambiamento dell’ambiente intorno a sé?

Che la mia casa sia in costante movimento rispecchia come mi sento io. È un’anima, stiamo crescendo insieme e mi ricorda quanto sia importante evolvermi in continuazione. Ho cominciato tanti anni fa come fashion influencer. Eravamo in tanti e siamo rimasti in molto pochi, proprio perché la gente si è avventurata in una cosa che all’epoca funzionava tantissimo senza pensare all’evoluzione.

Tutti cerchiamo di arredare casa secondo il nostro gusto, in quanto definisce la nostra identità…

La mia identità è sempre presente: ogni progetto si basa sulla collaborazione. Ho avuto il lusso di lavorare con dei mostri sacri, da Palomba+Serafini a Lissoni, e davanti alla categoria degli architetti mi sento di dover fare un passo indietro. Ma c’è stato un grande rispetto da ambo le parti: questa è una casa antica e si porta dietro una storia che va rispettata al pari della mia sensibilità. Tutto è filtrato dal un mio gusto estetico e da come utilizzo gli ambienti.

Sei uno spirito creativo. Hai altri progetti di design nel medio/lungo termine? 

Ho preso da poco un pezzo di terra in Sicilia, vicino Cefalù, in un luogo che è riserva naturale. Si tratta di un rudere affacciato sul mare, che ristrutturerò. Sono circa 120 mq, non è enorme, ma mi piacerebbe raccontare come viene realizzata una casa a partire dalle fondamenta. Vorrei orientare il discorso sui temi della sostenibilità attraverso la scelta dei materiali e dell’autosufficienza energetica. Affronterò anche il tema dell’outdoor, che ben si presta a questa situazione.

Sappiamo che il marmo è uno dei tuoi materiali preferiti: hai mai pensato di realizzare una collezione tua o stai prediligendo altro al momento?

Ad aprile, al Salone del Mobile, uscirà la mia prima collezione di vasi in marmo. Con questo materiale mi sto proprio divertendo, sono anche andato a visitare le cave di Carrara. Dopo il marmo, mi piacerebbe affrontare il mondo del vetro e del cristallo. Ho anche un altro progetto in serbo sulle porcellane. Materiali a parte, mi piacerebbe tanto, in futuro, fare un progetto sull’illuminazione. 

Le porte che si stanno aprendo sono tantissime. Mi scrivono molte persone, tra architetti e giovani, con progetti sperimentali. Sono aperto anche al lavoro su misura, come è stato fatto nel caso del tavolo di Fiammetta V. presso la bow window. Ad oggi, quest’ultimo è stato messo in produzione perché è molto richiesto dalla gente, nonostante si tratti di una lastra unica di marmo paonazzo in esaurimento e, per questo, di un certo valore.

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