Giovanna Sannino torna nei panni di Carmela in Mare Fuori

Attrice ma anche scrittrice: Giovanna Sannino si racconta in occasione dell’uscita della terza stagione di Mare Fuori in cui veste i panni di Carmela, giovane madre e moglie di un detenuto

di Laura Maria Mancarella

La promettente attrice Giovanna Sannino torna, con l’uscita della terza stagione di Mare Fuori, a interpretare il complesso personaggio di Carmela, una giovanissima madre, moglie di un detenuto. Ma Giovanna non è solo un’attrice: oltre al cinema e allo spettacolo ama anche la scrittura. Infatti, ha pubblicato il suo primo libro nel 2020. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di farci raccontare i suoi progetti e le sue ambizioni.

Nella terza stagione di Mare Fuori ti rivedremo nei panni di Carmela. Come ti sei trovata ad affrontare un ruolo così complesso come quello di una giovane madre con un compagno altrettanto giovane ma detenuto? 

La cosa più difficile è stata la parte della giovane madre, perché hai la responsabilità di avere un bambino veramente piccolo tra le tue braccia che si affida completamente a te ed è totalmente inconsapevole di quello che sta accadendo attorno. Sicuramente ti porti a casa tanta tristezza perché interpreti una giovane madre che non sa che cosa voglia dire esserlo. E soprattutto sei sola, Edoardo è un giovane detenuto che al momento non ha alcuna volontà di cambiare strada. Quindi ti porti a casa tanta tristezza e tanta solitudine.

Pensi che il carcere minorile possa davvero avere una funzione correttiva? 

Penso che il carcere sia una possibilità che viene data. Sì, ha una funzione correttiva perché offre delle prospettive diverse. Lo percepiamo in Mare Fuori, anche se quello che vediamo lì è solo un quarto di ciò che viene fatto all’IPM di Nisida. Ci sono laboratori di qualsiasi tipo quasi ad ogni ora del giorno e della notte, e vengono offerte tante possibilità lavorative ai giovani detenuti. Quindi c’è una possibilità correttiva perché viene insegnata un’altra strada, vengono insegnati altri percorsi. Ovviamente poi tutto parte da noi stessi.

Hai avuto la possibilità di lavorare al carcere di Nisida per un laboratorio teatrale, cosa ti ha lasciato questa esperienza? 

Tanto amore e tanta voglia di incontrare di nuovo quei ragazzi interrotti. Loro sono dei ragazzi nati vecchi, non hanno mai conosciuto la spensieratezza, la vera libertà che parte dalla testa, e provo un sincero amore nei loro confronti perché mi hanno donato le loro storie, il loro dolore, i loro vissuti in maniera così spontanea da determinare anche la formazione del mio personaggio. Provo veramente molta gratitudine.

Tornando ai tuoi progetti, tre anni fa hai pubblicato il tuo primo romanzo “Non sempre gli incubi svaniscono al mattino”, continuerai la strada letteraria o ti senti più legata al cinema e allo spettacolo?

Sono talmente giovane che non mi legherei a niente in questo momento, mi piace tanto scrivere, ho molto da imparare e amo far parte del mondo del cinema, del teatro e della televisione. Magari un giorno farò tutto. 

Sogni nel cassetto? 

Spero di poter lavorare con grandi registi come Sorrentino e Muccino, che sono sul mio podio. Soprattutto vorrei incontrare, non ho la pretesa di lavorare insieme a loro, grandi attori che hanno fatto la storia del cinema italiano. Quello sarebbe il mio sogno più grande per poter rubare loro tutto quello che sanno.

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