Ennio Capasa: il profeta del ventunesimo secolo!

Giorgio Armani sta agli anni 80 come Ennio Capasa sta agli anni 90. È lui il nostro uomo, il profeta di uno stile sempre più internazionale , ricercato ed innovativo pronto a dettare tendenza nel nuovo millennio. Perché quella che disegna per Costume National, il marchio che ha fondato con il fratello Carlo nel 1986, è da sempre una moda a 360 gradi, in grado di imporsi e rimanere ben impressa nella mente degli esponenti del fashion system. A fare da muse sono i re e le regine del rock.

La lista degli artisti made by Costume National è lunga: da Mick Jagger con cui lo stilista ha appena concluso la sua collaborazione a Keith Richards, da David Bowie a Jovanotti. L’interprete di “L’ombelico del mondo” si sente perfettamente rappresentato dal brand tanto da confermare la sua collaborazione per il debutto a Milano. Ennio Capasa ha ideato per Jovanotti giacche dalle stampe geometriche nelle versioni giallo e fucsia con tanto di pantaloni blu elettrico, insieme a tuxedo color oro e pantaloni cropped, il tutto perfettamente in tema0 “popnroll”.

Cosa ha conquistato tutte queste star? La rigidità delle forme, dettagli sartoriali, toni scuri nonché tecniche di taglio del tessuto a dir poco innovative. Per la nuova collezione firmata Costume National Homme SS 2016 i marchi di fabbrica ovviamente non so mancati a stupire lo spettatore si aggiungono però gli effetti speciali! Un revival degli anni 70’: Bikers, nativi americani, musicisti abiti vintage ripensati fondendo tailoring e tecnologia. Una rivisitazione delle icone cool che hanno da sempre ispirato Costume National Elvis e Mick Jagger in primis.

Ma ora lasciamo parlare il nostro profeta.

1) In passerella hanno sfilato pezzi molto diversi fra loro, tessuti che vanno dalla nappa al denim spalmato fino alla nappa, non a caso il tema della collezione è FUSION. Quale è il fil en rouge che lega ogni modello?
Lo stile è il collante. Attualmente viviamo il mondo dello stile e non del trend. Nella moda non si possono dire più bugie, il rischio di essere scoperti è a portata di click. Siamo bombardati da milioni di stimoli. Un creatore non può non restarne indifferente. Il mio compito è organizzare gli stimoli con una visione estetica precisa e definita. Lavoro all’interno di una concezione estetica forte che tocca il pubblico: voglio emozionarlo.

2) La passione per la moda lo ha spinto a trasferirsi da Lecce a Milano e ancora ad esordire con una collaborazione con lo stilista giapponese Yamamoto. Cosa lo ha spinto in Giappone? Ha già intuito mete future innovative ed influenti per il fashion system?
Ho sempre sofferto di inquietudine. Gli italiani da sempre si espandono vogliono capire e scoprire l’ignoto. Sono e siamo curiosi. È stata proprio la curiosità a spingermi a non accontentarmi mai di ciò che vedo dalla finestra. Oggi il mondo è molto più piccolo. Ieri non era così le dimensioni erano inimmaginabili. Con il mondo digitale oggi è tutto più fruibile. E questo è una vera fortuna!

3) Tutti sappiamo come il mondo tecnologico sia di dominio Giapponese e lei sicuramente ne ha tratto giovamento. In che modo il sistema moda integra quello della tecnologia?
L’obiettivo e far sentire le persone più belle e quindi più felici. E la tecnologia può solo aiutare. Come ? utilizzandola per sdrammatizzare la visione classica che si ha della moda italiana e investendo in tecnologia e ricerca in modo da proporre un prodotto sempre attuale e moderno, partendo proprio dai tessuti.

4) Cosa spinge un brand affernato a livello internazionale con store diramati da Tokyo a New York a portare avanti il motto di “moda democratica” ad esempio con la collezione per OVS EEQUAL?
Il mondo è sempre più libero. La conoscenza è e deve essere accessibile a tutti. Questa è democrazia. tutti devono avere possibilità di scelta. Per me moda democratica vuol dire riuscire ad essere stilisti o meglio suggeritori di se stessi. Io disegno strade e offro a tutti la possibilità di scelta.
Di Giovanna Riccomi

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