Prada multiple views SS21: The show that never happened

Prada

Le diverse prospettive della nuova collezione Prada

Cinque image maker e artisti propongono la loro visione unica attraverso cinque differenti capitoli che raccontano la storia di una collezione coerente ma singolarmente delineata. Prada SS21 rappresenta una vera propria conversazione che propone una miriade di interpretazioni dell’uomo e della donna Prada.

La quintessenza Prada: come indossare gli abiti, dove e perché

La tradizionale sfilata di moda dove ogni osservatore ha il proprio punto di vista e le proprie opinioni viene riproposta in modo intrinseco. La versione digital di quest’anno rappresenta non solo una necessità ma anche un’evoluzione: modernità e tradizione si abbracciano dando vita ad una comunità virtuale che riflette la realtà di questa presentazione digitale. Una realtà apparentemente divergente ma vista da molti, questa volta nel proprio ambiente, nel proprio tempo, nel proprio mondo.

I cinque film presentati dagli artisti prendono forma uno dopo l’altro nella presentazione della nuova collezione, richiamando l’attenzione sugli indumenti, interpretando alla perfezione la quintessenza di Prada: come indossare gli abiti, dove e perché. Quando i tempi diventano più complessi, l’abito diventa semplice, non ostentato: “macchina” per vivere la nostra quotidianità, compiere azioni e attività.

I capitoli

Lo show si apre con il primo capitolo firmato Willy Vanderperre, regista e fotografo belga classe 1971, che rappresenta uno sguardo al passato rivolto al futuro. “Ci è sembrata anche introspettiva e leggermente schizofrenica” commenta l’artista, aggiungendo “Spero che il pubblico percepisca il film come una presentazione pura e onesta della collezione”.

Il secondo capitolo è invece presentato da Juergen Teller – fotografo tedesco con una lunga carriera alle spalle – che interpreta l’ultima collezione di Miuccia donandole una prospettiva onesta e diretta.

Prosegue lo show il terzo capitolo la fotografa polacca Joanna Piotrowska, con un cortometraggio dove lo “schiocco” di dita rappresenta l’elemento centrale, segnando i movimenti e riorientando lo spettatore su ogni nuovo look.

Il quarto capitolo richiama invece gli anni ’60 con diversi riferimenti alla cultura cinematografica e alla sorveglianza/subveglianza da quel periodo fino ad oggi. L’artista Martine Syms si è infatti ispirata al ruolo che gli schermi hanno nel fare e disfare l’essere umano e a cosa significhi vivere, respirare, muovere persone in carne ed ossa in un mondo che ne è pieno.

Il quinto e ultimo capitolo è invece presentato da Terence Nance, artista poliedrico classe 1982 che vanta numerose ed importanti collaborazioni nel mondo della moda, cinema, televisione e musica. Il film nasce velocemente e per gioco: “Non ci sono parole per decodificarne il significato presente, passato e futuro, ma forse è solo questione di tempo” e di trattenere i propri organi in quel contenitore che chiamiamo corpo mentre si contorce per amare ogni secondo che passa e non torna più”, afferma Nance.

La collezione

La silhouette per l’uomo è definita e stretta con manifatture tecnologicamente innovative in nylon Prada e materiali elasticizzati giustapposti al tradizionale abito. Per la donna invece i tessuti assumono volumi e trattamenti couture. Gli indumenti industrial vengono, al contrario, lavorati con manifatture classiche: pellami, cotoni, taffettà e influenze vere e proprie dell’abbigliamento sportivo, tecnicamente innovativo, tratto da Linea Rossa dove la funzione detta la forma.

I capi, che sono collocati in mondi diversi, debuttano quindi non solo rappresentati dall’occhio di Prada, ma da una panoplia di creativi. Secondo questa logica, anche la lingerie viene semplificata e snellita all’essenziale in un contesto di vulnerabilità, fragilità e umanità. Morbida maglia, tessuti leggeri e colori fragili sono indossati come indumenti di tutti i giorni, semplici e puri, come un cappotto che viene stretto sulla pelle nuda.

Si celebra la contraddizione, il radicalismo che emerge dalla purezza, una semplicità complessa che rappresenta un antidoto all’inutile complicazione: attraverso la gioia rigorosa è possibile trovare forza nell’apparente fragilità. Emozioni e fisicità si uniscono con il dinamismo dell’abbigliamento sportivo, che si traduce attraverso una sensazione di piacere, energia, divertimento. I molteplici punti di vista raccontano la storia di uno “show mai successo”, lasciando però la sua impronta ben definita in un periodo che rimarrà negli annali della storia della moda.

 

di Cristina Camporese

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