New York Fashion Week 2021: tra certezze e incertezza

seduzione

New York Fashion Week 2021

Nonostante la pandemia e l’incertezza generale sulle modalità di svolgimento degli show, c’è grande fermento a New York, una delle Big Four, ovvero le quattro capitali della moda. Ogni anno Londra, New York, Milano e Parigi in questo periodo presentano le collezioni ready to wear che anticiperanno le tendenze dell’anno.

La New York Fashion Week quest’anno ha subito un rebranding, come annunciato dal Presidente del Council of Fashion Designer of America (CFDA), Tom Ford, tramutando il classico appellativo in “The American Collections Calendar” (Calendario delle collezioni americane). Una scelta in grado di far capire che qualcosa sta cambiando, tanto che d’ora in avanti comprenderà soltanto gli stilisti USA.

Tom Ford nella lettera indirizzata ai suoi soci, ha ribadito la mission di CFDA, spingere i designer a sfilare a New York, ma anche dare pieno sostegno agli stilisti nel promuovere la moda americana nel mondo, indipendentemente dal fatto che scelgano di sfilare in presenza oppure no, e se sbarcare (come hanno fatto molti brand) a Parigi. Lo stesso Ford, d’altronde, è stato uno dei promotori di questo cambiamento, sfilando a Los Angeles durante la Fashion Week newyorkese.

Il calendario

Sebbene la The American Collections Calendar sia iniziata ufficialmente lo scorso 2 febbraio con Sally Lapointe e si protrarrà fino al 15 aprile con le presentazioni digitali di Coach, Carolina Herrera e Oscar De La Renta tra i più noti, gli occhi sono tutti puntati sul periodo che va dal 14 al 17 febbraio. I 72 marchi hanno a disposizione uno slot all’incirca di trenta minuti per presentare le loro collezioni con video o eventi phygital su Runway 360, il website ufficiale del CDFA. Attraverso i contenuti digitali si possono scrutare tutte le collezioni: dagli abiti da sposa alle proposte per l’abbigliamento maschile e femminile, accessori, senza dimenticare i nuovi talenti, che sono il futuro del mondo della moda.

Nel giorno di apertura sono soltanto due gli show: il marchio indie avant-garde downtown Imitation of Christ e Jason Wu, che ha scelto di sfilare in presenza. Il secondo giorno tra gli eventi spunta una grande novità: il New York Men’s Day, con due ore dedicate all’uomo; tra i designer spuntano Carter Young, Timo Weiland e APOTTS. Molta attesa per la terza giornata, che vede protagonista Alice + Olivia by Stacey Bendet, un brand che piace particolarmente alle fashion addicted più accanite, insieme alla giovane Claudia Lì, da sempre attenta a unire creatività ed estetica creando un’enfasi dei dettagli mai scontata. Grande aspettativa nella chiusura di mercoledì con Tom Ford, che ancora non ha comunicato se sfilerà in presenza o in versione digital.

Le novità de The American Collections Calendar

Il 2021 non ha portato soltanto lo stupore della modifica del nome, bensì ha introdotto altre novità che faranno comunque parlare i fashion magazine mondiali. La sostenibilità è un concetto in crescita continua e costante, e Erin Beatty coglie l’occasione della New York Fashion Week per presentare la sua nuova sustainable Rentrayage, certa di raccogliere consensi positivi. Tra le novità, anche la parte dedicata ai talents, designer emergenti come il vincitore di Project Runway Geoffrey Mac, Bed on Water, Maisie Wilen, Nigris LeBrun e Kimberly Goldson.

Se da un lato le novità cercano di colmare il vuoto di questo periodo, gli affezionati della New York Fashion Week non possono non rimanere delusi dall’assenza di big del calibro di Marc Jacobs, Tommy Hilfiger, Tory Burch, Michael Kors e Ralph Lauren; anche se gli esperti del settore tengono a sottolineare che ancora non si hanno conferme sull’ipotesi di presentare le collezioni in altri modi, non resta che attendere.

Don’t touch our Fashion Week!

Potrebbe sembrare una minaccia ma prendiamolo come uno slogan: “Don’t Touch Our Fashion Week!”. Il CFDA si dice ovviamente dispiaciuto della frammentazione che la fashion week newyorkese mostra di anno in anno, ma dal 1962 si occupa di promuovere la moda americana all’estero e si dimostrerà sempre e comunque fiero nel vedere negli occhi dei designer americani la bramosia nell’ampliare la loro visibilità a livello globale.

 

di Agnese Pasquinelli

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