The Sartorialist for Roy Roger’s: Back to 70’s

Un incontro idilliaco quello di Scott Schuman e Guido Biondi direttore creativo di Roy Roger’s che ha portato ad un progetto di collaborazione per le prossime due stagioni e che si è aperto con la presentazione della capsule collection per l’autunno/inverno 2016/17.

La passione per il denim che accomuna le loro visioni di stile, ha fatto da cupido: ricercando infatti ciascuno il meglio nell’altro, The Sartorialist e Roy Roger’s hanno dato il via a una visione che attinge dagli anni ’70, rielaborandoli però in chiave moderna, scevra dagli eccessi e da inutili orpelli, semplice e lineare, chiara e pulita nelle linee e nelle proporzioni.

Ed è proprio l’equilibrio tra le proporzioni a permetterci di cambiare punto di vista, come dice Scott infatti, sono i piccoli cambiamenti che nella moda fanno sì che si verifichi un’invenzione di tendenza che per i due professionisti ha portato naturalmente a una rivisitazione degli schemi iconici attuali.

Totalmente in contro tendenza rispetto agli ultimi anni, i pantaloni si allungano, “basta con le caviglie scoperte” ribadisce Schuman, l’equilibrio sta anche nella quantità di scarpa che si intravede dal pantalone che torna flaire e morbido. Anche la vita dei jeans si alza, mentre i maglioni si accorciano seguendo una precisa scelta di volumi, silhouette e dettagli: i capi hanno così una lunghezza inedita, la figura diventa fluida e armonica, l’unica eccezione all’inversione di tendenza generale é concessa al parka che é e rimane oversize.

I materiali sono d’eccellenza, provenienti da storiche realtà tessili fiorentine: il testa di moro dalle concerie di Santa Croce, mentre i tessuti egiziani sono del cotonificio Albini, la maglieria al 100% lana pettinata italiana.

Il gusto di Scott si ritrova nei dettagli: “amo le pinces alte sul retro delle giacche”, mentre la conoscenza data dall’esperienza di Roy Roger’s si riconosce nella perfezione delle finiture.

“Penso che la fortuna di un designer venga anche dal fatto che bisogna essere un po’ egoisti” dice Schuman, “chi disegna capi che indosserebbe tutti i giorni si distingue non per eccentricità, ma perché mette qualcosa di veramente personale nelle sue creazioni e questo la gente lo percepisce”.

Non possiamo che essere d’accordo con lui che da fotografo ci offre uno sguardo sullo stile degli altri e, da “designer” il suo: semplice, lineare ma mai banale.

Di Serena Torrese

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