La nuova ironia di Moschino proposta da Adrian Appiolaza

A meno di un mese dalla sua nomina di direttore creativo delle linee uomo, donna e accessori di Moschino, lo stilista argentino Adrian Appiolaza ha presentato la sua prima collezione durante la Milan Fashion Week FW24/25

di Pamela Romano

Dopo la prematura perdita di Davide Renne e la sfilata commemorativa dei 40 anni del brand dello scorso giugno, il 22 febbraio 2024 è iniziata una nuova era per Moschino, quella sotto il nome di Adrian Appiolaza.

Chi è Adrian Appiolaza

Creativo di nascita, era scritto nel suo dna il destino di stilista, grazie alla sartoria della nonna dove ha appreso i primi segreti di questo mondo fatto di stoffe. Ma c’era anche la musica a richiamarlo, che lo ha condotto a Manchester e poi a Londra, dove frequenta la Central Saint Martins School e muove i primi passi come junior designer presso Alexander McQueen e Miguel Adrover. È la collezione del diploma che cattura l’attenzione di Phoebe Philo e lo porta con sé da Chloè, dove si fa notare insieme al resto del team per i ringraziamenti della collezione Autunno-Inverno 2006/07. Si susseguono Louis Vuitton e Miu Miu, ma l’ultimo decennio lo ha trascorso al fianco del pluripremiato designer dell’anno Jonathan Anderson, sotto la direzione della collezione donna del marchio spagnolo Loewe.

La nuova sfida non lo ha affatto spaventato, noto anche come collezionista, il suo archivio denominato 20Age Archive, annovera nomi come Comme des Garçons, Yohji Yamamoto, Issey Miyake, Jean Paul Gaultier, Martin Margiela, Vivienne Westwood; accedere all’archivio di Franco Moschino lo ha reso impaziente: “Sono arrivato a gennaio, mi è piaciuta l’idea di portare Moschino in questo nuovo capitolo. Si poteva anche aspettare a fare la prima collezione, prendere tempo, ma una volta qui non ho resistito”.

La nuova direzione

Appiolaza l’ha definita una Collezione Zero, di cui l’intento basilare è quello di trasportare la teatralità di Franco Moschino nella realtà di oggi. Metaforiche quindi le tende bianche a sipario che hanno arredato il set della sfilata, insieme al pavimento a scacchiera e la carta da parati di un cielo nuvoloso. Il tutto nei toni del grigio a far da sfondo a una palette classica per il linguaggio Moschino, il beige dei trench e dei cappellini a forma di barchetta di carta, il denim chiaro, il rosso delle gonne flamenco e delle borse a cuore, che qui si sovrappongono a dei grigi pantaloni sartoriali, il bianco e nero di macro pois e il giallo caldo di maglioni e borse con gli smile.

E ancora perle e cravatte, che si fanno decori e stampe. Bretelle e guepiere effetto trompe l’oeil, serie di cravatte che diventano bustier, papillon come collane e perle come spalline, un mondo dove nulla è come sembra.
Love, Smile, Peace, nuvole e bandiere italiane, parole e immagini chiave che avranno travolto il nuovo stilista e che non ha potuto fare a meno di tradurre in questo nuovo lessico che sarà il suo, ma comunque, a prima vista, sembra sempre circoscritto tra ironia, messaggi di pace e simbolismi italici, come Franco voleva.

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