Fendi PE 2020: workwear sartoriale en plein air

Fendi

La collezione Fendi Uomo Primavera/Estate 2020 porta in passerella un’allure bucolica interpretando il giardino come simbolo del sofisticato rapporto tra l’uomo e la natura. Ecco i dettagli della sfilata.

Fendi P/E 2020: quando sartorialità e giardinaggio si fondono

La collezione Fendi Uomo Primavera Estate 2020 invita ad un viaggio, ad un’immersione. Un’immersione nell’interpretazione “fendiana” del rapporto uomo-natura. La maison romana fa sfilare coltivatori chic e giardinieri gentleman nei sentieri del giardino alberato di Villa Reale, contesto bucolico per eccellenza nel milanese.

A succedersi durante il défilé capi sartoriali in cotone, capienti borse in nylon, capispalla leggeri, coperte da picnic in lana e l’immancabile e iconica borsa Peekaboo. Gli accessori hanno chiari riferimenti all’arte del giardinaggio, come i cappelli estivi in rafia intrecciata. E poi salopette, cappotti, pantaloni cargo, lunghe camicie polo e abiti di colore verde, beige e marrone in materiali naturali come la seta, il cotone, il cashmere, la pelle e il denim.

Fendi P/E 2020: colori della terra e materiali naturali

Quaranta sfumature di verde hanno aperto lo show: da pantaloni da lavoro con toppe alle ginocchia a camicie che ben si prestano ai lavori di giardinaggio; dagli impermeabili color salvia alle giacche di maglia abbinate a pantaloni in tinta e sandali dalla punta piatta. Per il pubblico presente sedie di vimini, e su ognuna una piccola cesta con banane in miniatura e pasticcini dolci.

La sfilata ha rappresentato il primo défilé di abbigliamento maschile dopo la scomparsa del direttore creativo Karl Lagerfeld, e del cambio di location, rispetto allo spazio espositivo di Via Solari. La vera novità della sfilata si confermano le stampe con illustrazioni e grafiche, nate dalla collaborazione tra Silvia Venturini Fendi e il regista Luca Guadagnino, presente come guest artist. Sullo sfondo, a coronare il clima di semplicità e natura, le note del compositore giapponese Ryuichi Sakamoto.

 

di Sara Baschirotto

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