Selfie e sessualità

Da quando i cellulari permettono foto sempre più nitide, con una quantità tale di pixel da poter cogliere i minimi particolari, con la possibilità di cambiare obiettivo, per cui si può scattare da entrambi i lati, è un dato di fatto che ci fotografiamo sempre di più. E che ognuno fotografa ripetutamente anche se stesso.

Un po’ narcisi lo siamo tutti. Non è peccato, e non è patologico. Proviamo le pose, confrontiamo i risultati, scattando a maggior distanza o vicinanza dall’obiettivo, consideriamo tutte le inquadrature e le varie espressioni possibili.

Questo permette anche di capire i nostri lati migliori, i nostri pregi, o i nostri difetti in quanto a fotogenia.

Ebbene, come studiamo l’immagine del nostro volto o del nostro corpo, in ugual modo dovremmo imparare a conoscere i loro comportamenti.

Rispetto alla sessualità questo significa che conoscere noi stessi è importantissimo per aver un miglior rapporto anche con l’altro. Come possiamo spiegare quello di cui abbiamo bisogno, ciò che ci farebbe e darebbe piacere, ma anche ciò che, invece, eventualmente, ci infastidisce, se non lo sappiamo nemmeno noi? Se non abbiamo mai provato a capirlo, né a esprimerlo?

E allora è importante conoscersi, sapere come siamo fatti, sapere come funzioniamo. Dobbiamo imparare a dedicare un piccolo spazio della nostra vita anche a questo.

Dobbiamo sapere l’ubicazione dei punti di sensibilità del nostro corpo, dobbiamo capire quali sono i ritmi che più ci sono congeniali, quali sono le zone che ci danno un più forte riscontro sessuale, quali le visuali e quali le parole o i suoni che ci colpiscono maggiormente.

Allo stesso modo, poi, dobbiamo imparare a chiedere all’altro, ma anche a saper ascoltare gli stessi bisogni altrui, quando l’altro a sua volta ce li esprimerà, dopo la propria ricerca personale.

Solo così potremo iniziare un percorso molto positivo e appagante, raggiungere obiettivi significativi, avere quel rapporto di coppia, anche nel lato della sessualità, che abbiamo sempre sognato e desiderato.

 

di Marina Zaoli

(psicoterapeuta e sessuologa)

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