Giacomo Casanova: ritratto di un libertino

Nella letteratura del Settecento si incontra spesso una figura trasgressiva e spregiudicata, soprattutto nelle relazioni amorose, quella del libertino. Gli esempi più noti sono sicuramente l’avventuriero Giacomo Casanova e il personaggio d’invenzione Don Giovanni.

Il libertinismo nasce come indirizzo di pensiero: sviluppatosi inizialmente in Francia nel Seicento, è caratterizzato da un orientamento filosofico laico, dalla polemica contro la religione, da un rapporto conflittuale con la Chiesa. Nel Settecento, il libertinismo diviene, più che una corrente filosofica, una tendenza del comportamento: libero pensatore, il libertino diventa soprattutto il sostenitore della libertà dei costumi sessuali (pensiamo all’accezione usuale del termine). Conduce una vita spregiudicata, ispirata al diritto dell’uomo di godere del piacere dei sensi a dispetto delle convenzioni sociali. La ricerca del piacere è estremamente individualistica: il libertino tende infatti a calpestare, a volte anche in modo cinico, le esigenze e i sentimenti degli altri.

Il veneziano Giacomo Casanova (1725-1798) è una figura così celebre che nel tempo il suo cognome è diventato uno degli appellativi più usati per indicare il seduttore per antonomasia (insieme a Don Giovanni). Casanova è l’esempio perfetto del libertino, un avventuriero cinico e spregiudicato, sempre a caccia di personali affermazioni e di nuove, e sempre più travolgenti, passioni amorose. Nato a Venezia nel 1725 da due attori della commedia dell’arte, Giacomo Casanova intraprende la carriera ecclesiastica, dalla quale però si allontana ben presto per dedicarsi alla vita mondana, ai viaggi, al gioco d’azzardo e soprattutto alle avventure amorose, sia con nobildonne che con ragazze del popolo (nella sua autobiografia narra di ben 147 vicende di seduzioni!). Casanova stesso racconta le sue imprese erotiche in una delle più significative autobiografie del tempo: L’histoire de ma vie. Nella prefazione alla sua opera, Casanova si presenta ai lettori come un individuo curioso di sperimentare le esperienze più diverse, vitale, attratto per natura dal piacere dei sensi.

“Il temperamento sanguigno mi rese molto sensibile a tutti gli allettamenti della voluttà, sempre allegro e impaziente di passare da un godimento all’altro, e ingegnoso di inventarne. Da là nacque la mia inclinazione a fare conoscenze nuove, come pure la mia facilità a troncarle, per quanto sempre con conoscenza di causa e mai per leggerezza. I difetti del temperamento sono incorreggibili, perché il temperamento stesso non dipende dalle nostre forze. […]. Coltivare il piacere dei sensi fu per tutta la mia vita la mia principale occupazione, e non ebbi mai altra più importante. Sentendomi nato per il sesso diverso dal mio, lo amai sempre, e me ne feci amare per quanto possibile. Amai anche con trasporto la buona tavola, e appassionatamente tutti gli oggetti fatti per eccitare la curiosità […]”.

di Francesca Calligaro

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