I paesaggi perduti: un romanzo di formazione di Joyce Carol Oates

Nessuna storia d’amore è profonda e duratura come quella della prima infanzia. Per tutta la vita abbiamo nostalgia dei nostri genitori, giovani, attraenti e misteriosi, che ci erano così fisicamente vicini e al tempo stesso così distanti e inaccessibili, imperscrutabili.

Un’infanzia cristallizzata in qualche fotografia sbiadita, e poi soltanto i ricordi, piccoli frammenti a intermittenza, svincolati da una continuità cronologica. E’ con questi frammenti che Joyce Carol Oates, una delle voci più importanti della letteratura contemporanea mondiale, cerca di ricostruire un passato perduto, abbandonando la finzione e ribaltando la prospettiva su se stessa, la sua infanzia e adolescenza.

I paesaggi perduti” sono quelli di un’America mitico-rurale degli anni Cinquanta, nelle campagne a ovest di New York: un luogo arcadico dove l’infanzia di Joyce trova rifugio, immune dalle turbolenze del mondo. La voce narrante racconta con la matura consapevolezza di oggi ciò che da bambina non avrebbe saputo comprendere né spiegare; un tentativo di decifrare gli indizi riassemblando i dettagli attraverso la scrittura, e cercando di dare un senso di completezza ai misteri della sua vita.

Misteri che aumentano nell’adolescenza, come i fantasmi che abitano il paesaggio e la memoria di Joyce: la conoscenza ravvicinata della Morte in famiglia, un’amica suicidata, una sorella come enigma pericoloso e triste, e poi l’amore per i libri e la scrittura come sovracompensazione che la farà diventare una scrittrice.

Un memoir dalla scrittura fervida, profonda e affascinante, capace di dare voce a ciascuna delle anime dei lettori, che dimostra ancora una volta la maestria letteraria di Joyce Carol Oates.


di Sabina Cenac

Lascia un commento

Your email address will not be published.