Dajana Roncione, fare l’attrice insegna una “ribellione pacata”

Dajana Roncione

Dajana Roncione è una attrice palermitana di notevole successo. Tra i progetti più recenti, ha recitato nella serie “La Mafia Uccide Solo d’Estate”, con la regia di Luca Ribuoli, in onda lo scorso aprile in prima serata su Raiuno. Attualmente è in tournée con lo spettacolo teatrale “Sei Personaggi in Cerca D’Autore”, con la regia di Michele Placido. La vedremo prossimamente impersonare il ruolo di Loredana Bertè nel lungometraggio “Io sono Mia”, dedicato alla figura di Mia Martini. In occasione della messa in onda del biopic in prima serata su Raiuno il prossimo 12 febbraio, Gilt ha avuto il piacere di farle qualche domanda.

Cara Dajana, com’è avvenuto il suo avvicinarsi alla recitazione?

È stata una combinazione di circostanze. Sin da piccola sono sempre stata particolarmente empatica, attratta dalle persone, e mi sono sempre posta molte domande. Diciamo che, ad un certo punto, mi sono concessa il permesso di esprimere i miei sentimenti. Con la scusa di indossare una maschera ho iniziato a recitare mentre frequentavo il liceo. Da quella prima recita ho capito che sarebbe diventato il mio mestiere. Lo studio di un personaggio da interpretare ti consente di adottare un punto di vista differente dal tuo, di sperimentare altre versioni di te stesso e di uscire dagli stereotipi comuni: questo mi affascina molto.

Siamo abituati a vederla recitare in film che potremmo definire affreschi corali sulla memoria collettiva italiana. A che punto si sente della sua carriera?

Sono fiera di poter dire di non sentirmi mai arrivata. L’arte, come la recitazione, è vita continua; arrivare segnerebbe forse la morte dell’arte, no? Io gioco all’opposto, per me il mio mestiere è una scoperta continua. Sono convinta che ciò che conti davvero sia vivere il percorso e – aggiungerei – come lo si vive, ancor più che il risultato finale.

Veniamo al biopic “Io sono Mia”. La vita e la carriera di Mia Martini e della sorella Loredana Bertè si sono mosse tra gli estremi, saltando le vie di mezzo, i compromessi, la mediocrità. Lei si definirebbe più pacata o ribelle?

Il mio mestiere insegna una “ribellione pacata”. Sono convinta che un’artista, di qualsiasi categoria si tratti, debba lottare strenuamente per mantenere la propria integrità, saper mediare per non vendersi e mantenere fede a questa scelta.

C’è un lato di Mia Martini poco discusso e conosciuto, ma che forse è il più importante per indagare la sua personalità complessa e frastagliata. Ovvero il suo femminismo, la consapevolezza che aveva di ciò che comportava essere donna nella società italiana di allora. Lei si sente una combattente altrettanto decisa?

In Mia Martini questo lato traspare chiaramente attraverso la lotta a cui è stata costretta e dalle scelte che ha fatto come artista. Credo che tutte le donne, per il fatto stesso di essere donne, debbano lottare, poi sta a noi scegliere come. Il mio modello femminile di riferimento è Tina Modotti, nota fotografa, attivista e attrice italiana. Lei fece una scelta ad un certo punto della sua vita: lasciare tutto e cambiare vita per diventare attivista politica e portare un contributo concreto al suo (e nostro) Paese. Non so se sarei in grado di compiere il suo stesso gesto, ma ogni giorno nel mio piccolo cerco di assumermi le mie responsabilità, cosciente del fatto che ogni scelta che compio ha un peso. Al momento credo che per operare una rivoluzione sia necessario cominciare prima di tutto dal nostro interno.

Loredana Bertè indossò un pancione finto ben prima di Lady Gaga, e Madonna le rubò un giubbotto di Moschino che poi usò per una campagna pubblicitaria. Questi sono solo un paio di aneddoti che mostrano Loredana Bertè come fonte di ispirazione e anticipatrice di tendenze, nonché icona di femminilità e seduzione degli anni ‘70. Che cosa la attira di Loredana, il suo personaggio nel biopic?

L’idea di interpretarla mi è piaciuta fin da subito, anche se non nego di essermi sentita intimidita da questa figura, di cui già il nome lancia una provocazione difficile da esprimere a parole. Loredana è una donna anticonvenzionale, che è riuscita ad esprimere la sua femminilità in maniera estrema ma mai volgare, attraverso una protesta autentica. Mi sono divertita ad immergermi nella sua energia prorompente e provocante; ho lavorato sulla sua fisicità, sul suo essere provocatrice, sul suo non essere legata a stereotipi e sulla sua inesauribile capacità di reinventarsi. Questo biopic ci mostra una Loredana inedita: non la rockstar a cui siamo abituati, ma una giovane donna in erba che sostiene la sorella, la quale lotta per affermarsi come donna e come cantante in un periodo storico e in un mondo artistico che non le ha certo reso facile il cammino.

Ha lavorato anche in teatro al fianco di Michele Placido. Cosa la affascina di più del cinema, e cosa invece del teatro?

Sono due mondi diversi, non saprei dire cosa mi consente di esprimermi meglio. Il teatro dà l’opportunità di vivere un personaggio dall’inizio alla fine: l’attore si fonde col suo personaggio e non ci sono interruzioni, solo un unico flusso continuo del personaggio. Il teatro consegna ogni giorno, a chi ne fa parte, le chiavi d’accesso alle verità, insegna ad ascoltare e rivivere il medesimo momento in maniera di volta in volta differente. La magia del teatro sta nella sua ritualità: fare teatro dà l’impressione di stare compiendo un rito. Nel cinema, invece, si lavora sul piccolo, si scende nel dettaglio; conta il momento, il respiro. Spero di continuare a fare entrambi, perché per me è importante riuscire a far parte di entrambi e parlare entrambi i linguaggi.

Un ringraziamento speciale a Dajana Roncione per la sua gentilezza e disponibilità.

Credits cover

ph:  Roberta Krasnig

abiti: Cedric Charlier

occhiali: Persol

gioielli: Iosselliani

scarpe: Salvatore Ferragamo

hair: Alessandra Rocchi per Simone Belli

make up: Giulia Luciani per Simone Belli

styling: Sara Castelli Gattinara / Factory4

location: Sheket Roma

 

di Sara Baschirotto

Lascia un commento

Your email address will not be published.