Clara Sánchez: cosa sapete di me?

La regina della narrativa spagnola si racconta.

In cima alle classifiche con il suo ultimo romanzo, intitolato “Le cose che sai di me”, già vincitrice del Premio Nadal, tra i più importanti premi letterari spagnoli; basta questo a raccontare chi è Clara Sánchez, la nuova regina della narrativa spagnola? Certo che no. Per questo abbiamo deciso di andare al Salone del Libro di Torino, dove Clara, davanti a centinaia di suoi lettori e poi in esclusiva per Gilt Magazine, ha parlato di amore, psicologia femminile e letteratura.

 

“Le cose che sai di me” è il titolo del tuo nuovo romanzo e sembra lasciare qualcosa in sospeso; è così?

Direi di no, ma se dovessi dargli un sottotitolo, sceglierei sicuramente “Non sono mai abbastanza”. Perché molto spesso noi non conosciamo a sufficienza le persone che ci stanno intorno, proprio come accade a Patricia, la protagonista del mio romanzo. Lei ha tutto: ricchezza, una vita di successo, bellezza, un lavoro favoloso come modella. Ma è tutto oro quel che luccica? Chi sono le persone intorno a lei, cosa vogliono davvero? La amano, o sono dei “vampiri” che vogliono qualcosa da lei?

Nel tuo romanzo è molto forte l’elemento spirituale, incarnato dal personaggio di Viviana; come definiresti il suo ruolo?

Viviana non è una semplice veggente, lei è un tramite con un altro mondo, è capace di percepire, di sentire cose che la protagonista non riesce ad afferrare. Lei non vuole spaventare Patricia ma, al contrario, vuole aiutarla a vivere davvero, spingendola ad affrontare chi le sta intorno e a superare le sue paure, che sono poi quelle che abbiamo tutte noi. La paura di non piacere, di essere rifiutate, sono comuni a tutte noi; solo quando riusciamo a superarle iniziamo a vivere consapevolmente. Io stessa ho queste paure, per questo mi spaventa l’amore.

Le donne sono sempre protagoniste nei tuoi romanzi; cosa pensi di loro?

Io amo il sesso femminile, lo trovo affascinante. Penso che noi donne siamo davvero il sesso forte. Siamo capaci di lottare senza risparmiarci per ottenere un risultato, non abbiamo vergogna ad ammettere che ci sono cose che non conosciamo, siamo sempre disposte a imparare qualcosa di nuovo perché sappiamo che ci arricchirà. Le mie protagoniste si ispirano sempre a persone che ho conosciuto personalmente e mi hanno trasmesso qualcosa. Sono donne normali, non delle eroine, ma la loro personalità è complessa e profonda, ed è lì che io vado a indagare nei miei romanzi.

Hai detto che i tuoi personaggi si ispirano a persone che conosci; quando scrivi un romanzo, la protagonista è già delineata, quindi, o cresce insieme alla storia?

La storia e i suoi protagonisti crescono parallelamente. Le persone che ho conosciuto mi danno lo spunto e l’ispirazione per tracciare uno schizzo del mio personaggio, che poi si evolve con la vicenda che racconto. Penetro gradualmente nella psicologia delle mie protagoniste, seguendo gli eventi. Racconto di persone comuni, la cui vita apparentemente normale spesso nasconde un cono d’ombra. E il lettore, per portare alla luce la verità, dovrà scoprire cosa c’è in quell’angolo buio.

 

Un’ultima domanda: qual è il tuo rapporto con l’Italia? E con Torino?

Adoro l’Italia, è un paese che amo fin dalla prima volta che l’ho visto, quando avevo solo 18 anni. Ci torno sempre con immenso piacere, e sono felice di essere al Salone del Libro per la seconda volta. Mi hanno raccontato che Torino è una città piena di magia e secondo me è vero. È anche per questo che mi piace tanto; perché io, nella magia e nel potere dell’immaginazione, ci credo davvero.

 

di (Martina Porzio)

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