CAOS e FAT Art Club: tra cucina, arte e teatro

CAOS

Il nome è già tutto un programma. CAOS, quante cose, quanti argomenti e riflessioni possono celarsi dietro questo termine? Molteplici, così come molteplici sono le attività che prendono vita all’interno di questo spazio polifunzionale a dirla tutta.

La seconda vita del CAOS

Il CAOS si sviluppa a Terni, per chi non la conoscesse una provincia umbra, nonché nodo industriale non di poco conto sin dai tempi lontani. La “Città dell’Acciaio” o ancora la “Manchester Italiana”, Terni si è dimostrata sin da subito appetibile durante la Seconda Guerra Mondiale dagli Alleati, in quanto potenza sotto il punto di vista dell’acciaio e della fabbricazione di armi, tanto da esser fortemente bombardata (si registrano oltre 100 attacchi).

Lo stesso attuale CAOS ha una storia ricca di sfumature, più o meno note, che ne fanno ad oggi l’unico polo culturale di Interamna Nahars (per i latini). Acronimo di Centro Arti (ex) Opificio Siri, veste quelli che un tempo erano i panni di una fabbrica metalmeccanica e chimica a scopi bellici, sino alla nascita poi della SIRI, Società Italiana Ricerche Industriali, in grado di produrre ammoniaca e vari prodotti chimici. Purtroppo, a seguito di notevoli down sul fronte economico, la SIRI è costretta a mettere un punto alla sua storia ed espansione.

Non si è trattato, però, di uno stop definitivo, anzi, il medesimo punto è mutato in un nuovo inizio; grazie ad un meticoloso lavoro di riqualificazione, nel 2009 il CAOS decide di adibire i suoi interni a spazi culturali, divenuti fondamentali per i cittadini e di grande supporto alla didattica. Per sfruttare al meglio tutto lo spazio, apre le porte al Museo di Arte Moderna e Contemporanea Aurelio De Felice, al Museo Archeologico Claudia Giontella, al noto Teatro Secci, edificato in memoria di Sergio Secci, giovane ternano rimasto vittima della strage di Bologna e, in ultimo non per importanza, al FAT Art Club.

FAT Art Club: l’unione tra cucina, arte e teatro

FAT Art Club apriva i battenti a febbraio scorso, con l’intenzione di aggiungere un tassello in più al CAOS e a Terni, grazie all’esperienza consolidata negli anni da Simone Manetti, noto bartender già proprietario dello storico locale ternano RoLando, e con notevoli background all’estero, in particolar modo in California. Come molti altri del settore il FAT Art Club ha dovuto sin da subito stringere i denti e far fronte al terzo incomodo più famoso al mondo, il Covid-19.

Non è passato molto tempo dall’apertura alla chiusura forzata per testare le abilità di ciascun componente della squadra, ma tanto è bastato per iniziare a farsi conoscere sul territorio e non. Lo spargersi delle voci non si è arrestato e, infatti, sin dall’inizio del lockdown Simone e il suo staff si sono dimostrati all’altezza di una situazione nuova, attivando il servizio delivery per food and drink, nel rispetto delle normative imposte.

FAT Art Club: team teatro o team ristorante?

A catalizzare l’attenzione dei clienti è soprattutto la location, del tutto nuova e insolita per la città ternana. Il poliedrico spazio del FAT riesce a soddisfare tutte le esigenze dei clienti. Tralasciando la veste principale di ristorante e cocktail bar, assume con notevole abilità l’appellativo di sede per conferenze, smart-working, meeting e feste di ogni genere, persino feste di divorzio! Avendo Terni in passato ospitato il Teatro Verdi (ormai dismesso), la location è stata allestita con il materiale un tempo di proprietà del Teatro, ricreando così un’atmosfera magica e unica.

Il FAT Art Club vuole farsi pioniere nella città di uno stile già noto all’estero, con luci soffuse che rendono l’ambiente intrigante e i colori che richiamano le scene del genio di David Lynch, ma al tempo stesso adatto ad ogni situazione; amplificato dal rosso passionale del sipario sapientemente adibito a tenda e in grado di dividere in due lo spazio al fine di insonorizzare la sala dedicata alle performance. Quest’ultima, la Sala Verdi, si presenta in una veste più easy dove si può assistere alle diverse esibizioni in programma seduti sulle poltroncine e i tavolini del teatro che formano l’assist vincente per una serata da ricordare.

La sala dedicata al ristorante, invece, si presenta con una mise en place classica sulla scia dei più noti locali newyorkesi, con apparecchiatura nuda e dettagli che fanno la differenza, come il centrotavola realizzato con delle vere piantagioni di ortaggi.

Il futurismo applicato al food & drink: la ripartenza secondo Simone Manetti

Con la sua navigata esperienza e la continua voglia di creare qualcosa di nuovo, Simone Manetti colpisce ancora il cuore dei ternani. Il bartender, in questo suo ultimo viaggio intrapreso, ha voluto mettere a punto tutte le tecniche apprese negli anni e lanciarsi anche nel campo della ristorazione.

La carta del Cocktail Bar del FAT spazia dalle classiche proposte pre e after dinner, passando per i vini del territorio nazionale (con ottime proposte dell’Umbria), birre artigianali come la Mille 925, Birra RossoVerde fondata da Jacopo Borghetti e realizzata con l’intento di promuovere l’artigianalità del territorio, IPA non filtrate e continental lager. Immancabile il Persichetto, cocktail creato made to measure per la città di Terni.

La ristorazione si presta molto bene ad accompagnare le proposte beverage, ed è proprio durante il lockdown che la brigata ha avuto modo di sperimentare i piatti del nuovo menù, uscito pochi giorni fa, e che si pone come obiettivo quello di abbattere i confini: tutti dobbiamo avere la possibilità di gustare un piatto tipico del Messico nel luogo dove ci troviamo. Proprio per questo, l’idea di togliere ogni vincolo alla cucina ha fatto sì che una carta rivoluzionaria potesse star bene accanto ad una che tiene a valorizzare la tradizione e i prodotti tipici locali.

Nella carta “innovativa” si possono trovare piatti dai nomi intriganti, quali il Boulevarduck, coscia d’anatra cbt con salsa all’arancia proposta per il Boulevardier, o il Kentucky Crayfish, la tartare di gambero rosso di Mazara, mousse di avocado e pistacchi con cialda al nero di seppia, ideale per accompagnare un Kentuky Mule. Nel rispetto della tradizione, invece, ci si può deliziare con taglieri, secondi piatti e pizze che si rifanno ai nomi illustri del passato, come la Pizza Secci (caponata di verdure, pomodoro e ricotta salata). Il locale inoltre presenta un ampio dehor esterno, adeguato alle misure di sicurezza e perfetto per le serate d’estate che finalmente stanno per raggiungerci.

FAT Art Club è un luogo in grado di racchiudere tre delle cose che rendono la nostra Italia il Paese più invidiato al mondo: la cucina, l’arte e il teatro. Complimenti a tutto lo staff!

Per maggiori informazioni sul CAOS e sulla programmazione degli eventi, consultare il sito web (www.caos.museum/fat-art-club/ ) o i relativi profili social:

Facebook: FAT – Art Club 

Instagram: FAT Art Club

 

di Agnese Pasquinelli

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