La Cura: Francesco Patierno si destreggia tra realtà e finzione

Il film di Francesco Patierno è stato presentato alla 17esima edizione del Festival del Cinema di Roma

di Emanuela Bruschi

Francesco Patierno firma la regia e la sceneggiatura, insieme a Francesco Di Leva e allo scrittore partenopeo Andrej Longo, de La Cura, un film liberamente ispirato a La Peste di Albert Camus. Il cast è composto da Alessandro Preziosi, Francesco Mandelli, Andrea  Renzi, Peppe Lanzetta e dallo stesso Di Leva. L’adattamento cinematografico del regista si svolge nella sua amata Napoli, ma questa volta ripresa con sofferente veridicità. La città, infatti, si presenta allo spettatore come un  albero spoglio attraverso lunghe riprese e panoramiche che ne sottolineano la desolazione e la tristezza durante il periodo del lockdown.  

Trama  

Una troupe cinematografica decide di girare un adattamento de La Peste di Albert Camus, ma viene sorpresa, ironia della sorte, dalla pandemia del coronavirus; così tutti gli interpreti del film trovano il loro legame, quasi una sorta di alter-ego, con i personaggi che devono impersonificare nella finzione. 

L’elemento più interessante del film diviene così la meta-cinematografia. Patierno, infatti, mostra gli attori recitare e al contempo vivere le proprie vicissitudini quotidiane, in un intreccio che abbatte così la famosa quarta parete tra pubblico e messa in scena. La Cura gira tantissimo sui parallelismi: i cittadini di Napoli, come nel romanzo, iniziano ad  avere i primi sintomi come febbre e mal di gola. Francesco Di Leva è Bernard, il medico che viene chiamato dalle famiglie delle persone che iniziano a sentirsi male a causa del virus.

Sullo scoppio dell’epidemia, i medici e i politici della città si accordano sul fatto che la popolazione debba essere informata. Sta girando questo virus, facilmente trasmissibile. Tarrou, Alessandro Preziosi, si prende quindi l’impegno di gestire tutti i volontari che  vanno di porta a porta a consegnare la spesa e le medicine a coloro che si sono infettati. Ecco, quindi, che il Governo dà inizio al lockdown.  

Il prefetto, Andrea Renzi, si deve assicurare che tutti stiano al sicuro nelle proprie  abitazioni, così come Padre Paneloux (Lanzetta), le cui prediche si sentono in tutta Napoli grazie alle dirette dal suo telefonino. Nessuno può dunque uscire dalla città, e così Rambert, interpretato da Francesco Mandelli, sarà costretto a fare qualunque cosa per tornare a Milano da sua moglie. Lo stesso Mandelli ha ammesso in conferenza stampa che il suo personaggio collimava molto con la sua storia, affermando: “Non ho dovuto fare molta fatica perché quel  personaggio era dentro di me”.

Perché andare a vederlo 

Malgrado la proiezione sia stata accolta con pareri contrastanti, vi consigliamo di dedicarci una visione per l’intensa carica emozionale che, nonostante la  drammaticità degli eventi, viene declinata da Francesco Patierno con sapienza ed equilibrio. La pellicola è un pretesto per raccontare altro, offre grandi temi come la solidarietà dell’amore, dell’amicizia tra le persone come unico rimedio contro l’inesorabilità della malattia e della morte. Camus credeva in questa cura, che è diventata poi il titolo del  film.

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