Clitennestra: al Teatro Strehler dal 6 all’11 febbraio

Uno spettacolo drammatico, che parla di passione, debolezza e violenza. Un’ispirazione a “La casa dei nomi” di Toibin

a cura della Redazione

Foto Lia Pasqualino

La storia che viene raccontata 

Viene messa in scena la vicenda di Agamennone, Clitennestra e dei loro figli.  La protagonista, Clitennestra appunto, vive per vendicare la morte della figlia, che è stata sacrificata dal padre Agamennone. La donna è furiosa, arrabbiata per la sorte della figlia, e vendicativa nei confronti di un marito che l’ha ingannata dicendole che sua figlia avrebbe dovuto semplicemente sposarsi, quando in realtà venne sacrificata dal padre stesso. Da un lato, la rabbia furiosa della donna, dall’altro la debolezza di Agamennone.

Foto Lia Pasqualino

Andando in profondità…

Clitennestra viene dipinta e presentata come una donna che ha subito un grande dolore, molti traumi, e che giustamente vuole la sua vendetta. Nella storia originale, Clitennestra è considerata un personaggio negativo; in questa rappresentazione vengono spiegate e in qualche modo difese le sue ragioni umane e la sua voglia di vendicarsi.

Una storia di violenza che genera violenza, come un motore che si autoalimenta; un racconto di crudeltà, dolore, sofferenza e vendetta, ma anche di rancore, solitudine e passione. Un dramma che racconta una vita di perdite, di dolori e di traumi insuperabili.

Nei panni della protagonista, la bravissima Isabella Ragonese, e ad affiancarla Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo, Katia Gargano, Lima Roque e alcuni altri. La regia è di Roberto Andò, con l’aiuto di Luca Bargagna, e la durata dello spettacolo è di 90 minuti, senza intervallo.

Foto Lia Pasqualino

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