Sylvio Giardina e il rispetto museale per tessuto e forma

Sylvio Giardina

Sylvio Giardina e la sua performance “Vertigo”

Cinque abiti esprimono il trascendentale e astratto processo creativo di Sylvio Giardina, messo in scena al Mattatoio nella performance “Vertigo” durante l’edizione 2019 di Altaroma. Risulta dettagliatamente manifesto il binomio tra moda e arte, qui intese come inseparabili identità, complementari e indispensabili l’una per l’altra.

Moderata la quantità dei pezzi, contrapposta all’elevata maestria creativa, che rappresenta una collezione Spring/Summer 2019 dove esplode l’ambivalenza del designer. Nato in Francia ma di origini siciliane, con decennale esperienza nel settore dell’Alta Moda, Sylvio Giardina riapre una delle questioni più dibattute: può la moda essere al contempo arte?

È intima la procedura di ricerca intrapresa nello sviluppare le collezioni. Parallelamente il designer si affianca alla concezione di lavoro installativo per esprimere la sua controparte artistica in una celata fase creativa della progettazione. Quasi fosse l’unico processo a lui conosciuto per una personale ascensione verso l’arte, dove ispirazioni e visioni vengono tradotte in materia sotto forma d’abito.

La questione dell’Alta Moda

Nell’epoca in cui la riproducibilità tecnica dell’opera d’arte sembra essere una questione metabolizzata e superata, in Sylvio Giardina la sua stessa fruibilità riesce ancora ad assumere aspetti sorprendenti e controversi. Qui l’opera vive in uno spazio diverso e dedicato all’unicità, nel rispetto dello spettatore. La bellezza viene esercitata come apparizione in un evento che assume connotazioni ritualistiche. Così, l’abito trascende il mero aspetto materiale e pratico per far sì che la sua riproduzione venga beneficiata in un tempo e spazio limitati, sotto forma di immagine accessibile sì, ma meno “consumabile”.

L’aspirazione ideale è quella di regalare la possibilità di un approccio approfondito non solo al personale vocabolario del designer, ma al più ampio Universo dell’Alta Moda. In tal modo, durante un momento espositivo a sé stante, Sylvio Giardina ribalta volontariamente gli stereotipi linguistici per raccontare i precetti fondamentali e le linee guida del proprio lavoro di stilista.

Trasposte su una piattaforma condivisa si percepiscono l’eccellenza delle peculiarità tecniche, manufattoriali, la dedizione e l’ossequio nel raccontare un’alta sartorialità che forza i limiti e sperimenta avvicinandosi al virtuoso. In questo contesto, l’installazione Vertigo interpreta la Collezione Haute Couture SS 2019 fondandosi su un principio estetico dicotomico in continua consonanza e sull’incontro-scontro tra effimero ed eterno.

Cinque gli abiti che si rifanno all’impero delle alte maestrie sartoriali, dove Sylvio Giardina sembra aver di diritto conquistato un posto. Le esplosioni composte e prepotenti del tulle si tingono solo ed esclusivamente di bianco, quasi a sottolineare forte consapevolezza nel dire che non sia necessaria una colorata presunzione. Le calzature, impreziosite dello stesso tulle che delicatamente le ricopre per una continuità materica dell’opera, si tingono invece di viola, giallo arancio, rosa e bianco. La destrezza e il magistero sartoriale sono evidenti nel far convergere dissonanze nella forma: delicate discese di tulle si alternano a più ordinate prevaricazioni di plissettato.

Armoniose geometrie che si fanno ammirare nelle pose di cinque diverse creazioni, dove l’abbondanza di tessuto non diventa mai ostentazione. Al centro di uno spazio espositivo, bianche creature si impongono come presenze leggiadre ed evanescenti che delineano un nucleo centrale attorno al quale si dispongono, sospesi perimetralmente, oggetti in cristallo molato di proprietà dell’artista (vasi, bicchieri, brocche). Sono retroilluminati gli oggetti che restituiscono silhouette ingigantite, e si ispirano alla Shadow Art citando l’ombra: metafora della conoscenza e sintesi ottica dell’esperienza visiva, grado zero della forma e garante della realtà per cui certifica la consistenza di un oggetto in quanto proiezione del suo reale.

Nello stesso modo si manifesta in materia il mondo delle idee di Sylvio Giardina. Sfida educatamente il mondo della perfezione e pone il suo lavoro sull’idea di vertigine creativa sdoppiando il momento in cui la si pensa e quello magico nel quale la si contempla. La materia, quella di un meraviglioso tulle trattato con una delicatezza non più così frequente.

Il designer pone lo spettatore di fronte diverse riflessioni: l’inserimento della moda in un contesto museale, al suo nascere in sfilata e non al suo “morire” in quanto retrospettiva; pone la questione della facile riproducibilità che viene qui annullata dalla maestria sartoriale e dal ridotto numero di capi esposti; più importante, Sylvio Giardina ci ricorda la gentilezza e il rispetto nei confronti della materia della moda, la più antica se non necessariamente la più importante: il tessuto.

Alla fine della contemplazione delle opere si avverte uno strano senso di gratitudine per aver avuto il privilegio di assistere alla moda come arte sartoriale ancora oggi, quando troppo spesso lo si dimentica.

 

di Camilla Stella

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