Bella di giorno: una signora perbene e il suo lato oscuro

Nel capolavoro di Luis Buñuel Bella di giorno (1967), la meravigliosa Catherine Deneuve interpreta il personaggio di Severine, affascinante e algida moglie di un medico che si trova per scelta a sconvolgere i rigidi schemi della propria esistenza.

Icona assoluta di eleganza (veste Yves Saint Laurent), trascorre le sue giornate da tipica signora borghese degli anni Sessanta, tra partite di tennis con le amiche, cene formali e cura della casa. Sebbene nutra un sentimento profondo verso il marito, Severine è insoddisfatta della vita coniugale, troppo formale e priva di passione (dopo un anno infatti il matrimonio con Pierre non è ancora stato consumato).

Improvvisamente si manifesta il lato oscuro di Severine, sconvolgendo la vita apparentemente perfetta della protagonista che, spinta da un istinto perverso, entra in contatto con la tenutaria di una casa di appuntamenti, Madame Anais; dopo qualche esitazione iniziale, la fredda fanciulla bene repressa si trasforma pian piano in una professionista, appagando desideri inespressi e fantasie sadomasochistiche.

Il regista trascina lo spettatore nel conflitto interiore di Severine, sospesa tra realtà e sogni sadomaso, tra ricordi di traumi infantili e fughe sempre più frequenti al bordello. La doppia vita della protagonista regge finchè non ci sono contatti tra i due mondi: dalle due alle cinque, tutti i pomeriggi, Severine si reca alla casa di appuntamenti, che diventa per lei una sorta di seconda casa dove, diventando “Bella di giorno”, la più richiesta delle ragazze di Madame Anais, può liberarsi da inibizioni sessuali e fobie. Ma l’incontro con Marcel, cliente disturbato e possessivo che si impone a Severine pretendendo di vederla anche di notte, le sarà fatale.

Dopo aver scoperto dove abita e averla minacciata di raccontare tutto al marito, Marcel spara a Pierre, ferendolo gravemente e muore inseguito dalla polizia. A questo punto non è più possibile distinguere le fantasie di Severine dalla realtà, tanto Bunuel ha confuso lo spettatore con le sequenze oniriche che si inseriscono continuamente nella pellicola.

Un capolavoro da guardare e riguardare!

di Francesca Calligaro

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