Sorelle della stessa arte: Danzaterapia e Teatroterapia

L’aria sta iniziando a rinfrescarsi, e con il cambio di temperatura iniziamo a prenderci maggiore cura di quello che è il nostro stato di salute psico-fisico; è risaputo infatti che nei passaggi di stagione, i cambiamenti di luce e di clima influiscono sul nostro cervello, sul nostro umore e conseguentemente anche sul nostro corpo, il quale lo segue per così dire “a ruota libera”. Difficoltà di addormentamento o di risveglio la mattina, contratture muscolari e tono dell’umore calante sono solo alcuni esempi. Quale momento migliore dell’autunno quindi per rigenerarsi mettendosi in forma smagliante, sviluppando creatività ed arte attraverso il movimento e l’interpretazione?

Facciamo riferimento oggi a due tecniche in particolare che ci possono consentire di esprimere le nostre potenzialità piacevolmente e con una certa leggerezza: Danzaterapia e Teatroterapia. Ma vediamo più approfonditamente di che cosa stiamo parlando.

Quando parliamo di Danzaterapia, ci riferiamo ad una tecnica della branca dell’arteterapia utilizzata come mezzo di espressione dell’unicità e della globalità della persona, che adoperata come mezzo di riabilitazione, utilizza l’espressività corporea per regolare le emozioni e il sé psicofisico dell’individuo. La danzaterapia si basa essenzialmente sul “principio olistico” dell’unità bio-psico-spirituale dell’uomo e il suo elemento fondamentale risiede nella fisicità “poiché il corpo immagazzina sensazioni e memorie, la danzaterapia aiuta a riconoscerle ed a portarle alla luce.

Questa tipo di terapia ha origini ancestrali, a partire dalle danze di celebrazione fino ad arrivare a quelle danze che definiscono identità di gruppo o individuali (balli tradizionali). I primi dati certi a riguardo risalgono all’America del 1940, sebbene la danzaterapia pare fosse già impiegata nel Regno Unito agli inizi del XX secolo. E’ possibile affermare che la danza intesa come vera e propria terapia sia derivata negli anni ’60 dalla trasformazione della danza moderna contrapposta alla danza accademica (intesa come danza espressiva).

La musica che accompagna la danza, viene scelta accuratamente come forza vibrazionale induttiva all’esperienza e come traduzione di quella precisa qualità di energia che si desidera sviluppare anche a livello corporeo. Il principio base di questo tipo di terapia si fonda sul fatto che corpo e mente siano inseparabili, e da qui conseguentemente l’idea che i movimenti del corpo nello spazio, i movimenti degli arti e l’interazione con il gruppo, riflettano la personalità, lo stato emotivo dei soggetti, nonché la situazione ambientale in cui si trovano per esempio a disagio, piuttosto che sicuri in un ambiente protetto.

La danzaterapia viene prevalentemente utilizzata come espressione di volontà al cambiamento o come rilassamento contro lo stress; i cambiamenti che avvengono impiegando varie articolazioni del movimento possono avere un effetto globale sul benessere psicofisico della persona. Attraverso l’osservazione dei benefici che la danza aveva sul corpo e sulla mente, nei secoli sono state  sperimentate diverse tecniche di comunicazione non verbale, espresse attraverso la danza, che hanno portato in seguito ad una diversificazione delle forme di danzaterapia. Ad oggi ne esistono molte e svariate metodologie, fondate su diverse interpretazioni teoriche del ballo e sulle sue modalità di supporto alla mente.  Solo per citarne alcune, pensiamo alla danzaterapia analitica, alla psicodanzaterapia, piuttosto che alla danzaterapia secondo il metodo dell’expression primitive. In particolar modo, la danzaterapia lavora su aree psicologiche quali area cognitiva, emotiva, relazionale e psicomotoria.

I disturbi di carattere psicologico in cui spesso questa tecnica viene adottata a supporto di altri metodi, o come forma esclusiva di cura, sono innumerevoli e comprendono principalmente nevrosi, psicosi, disturbi alimentari, comportamenti ossessivi, depressioni, disturbi del linguaggio e problematiche post-traumatiche. Gli incontri di danzaterapia sono privi di controindicazioni e possono essere rivolti a singoli individui, a coppie, oppure a gruppi; la scelta del contesto in genere viene effettuata in relazione ai metodi e alle necessità inerenti alla problematica specifica da trattare.

Accanto alla Danzaterapia troviamo un’altra elevata forma di espressione corporea: la Teatroterapia. Questa forma di terapia è applicabile a tutte le età, in contesti anche molto semplici ove richiesto. La teatroterapia viene utilizzata per sostenere interventi di prevenzione del malessere e promozione di benessere, educazione, integrazione e cambiamento attraverso l’utilizzo del “gioco delle parti”.

Le possibilità offerte dalla creazione e dall’interpretazione dei ruoli, sapientemente combinate alle conoscenze e competenze delle scienze psicologiche, consentono di creare percorsi di riabilitazione e programmi in grado di consentire la promozione della cura della mente. Attraverso la messa in scena di parti profonde dell’identità individuale, questa tecnica permette di superare periodi di profondo disagio, di sviluppare le proprie risorse interne e di accedere ad altre fondamentali per la propria salute e l’equilibrio personale, aprendo nuove vie ad esperienze di trasformazione e di guarigione.

Anche per la teatroterapia ad oggi sono stati sperimentati molti approcci che possono guidare i suoi percorsi. Ognuno di essi tende ad attivare uno o più processi di crescita personale e di guarigione attraverso l’uso terapeutico della recitazione. Per prima cosa pensiamo all’impossibilità di esperire parti di sé non presenti quotidianamente e che ci si rifiuta di conoscere in prima persona per timore; la possibilità di vivere queste parti insolite del sé attraverso una dimensione sicura come quella del “personaggio”, consente di sospendere temporaneamente le conseguenze delle proprie azioni, pur consentendo di ascoltare i vissuti che il “mettere in scena una rappresentazione” può generare.

Il teatro diviene, in tal modo, un gioco di ruoli e di sensazioni che, attraverso l’interpretazione di storie reali o fittizie, consente di esplorarsi. In questo senso, esso assolve alla funzione terapeutica che nasce dal consentire la piena espressione e realizzazione di se stessi, superando pregiudizi e stereotipi culturali e sociali, accogliendo dolcemente parti rifiutate della propria storia che possono essere rimesse in scena nella finzione e ricollocate correttamente nel proprio mondo interiore. Dopo aver creato un luogo protetto di rappresentazione delle parti più intime di sé, una persona può scoprire e ristrutturare la propria personalità grazie al personaggio, lasciando cadere le maschere e accedendo alla propria vera identità.

La terapia attraverso il teatro, in questo senso, è un aiuto per comprendere meglio “chi si è” e “cosa si desidera essere una volta liberi da vincoli sociali”. Gli obiettivi di questa tecnica sono pertanto: agire su ciò che non si può esprimere con le parole (liberazione attraverso il corpo e gli aspetti simbolici) e imparare nuove reazioni cognitive e comportamentali attraverso la sperimentazione di un altro sé per il tramite della finzione scenica, la quale permette di generare nuove risposte psicofisiche, maggiormente sane e adattive.

La condizione fondamentale perché un qualsiasi obiettivo della teatroterapia possa essere raggiunto è che venga creato un clima di gruppo in cui si favorisca la libera espressione del sé e la rinuncia al giudizio verbale e non verbale, di modo che possa essere intrecciata un’autentica comunicazione interiore e una possibilità di relazionarsi con gli altri partecipanti.

Insomma, per iniziare bene questo mese di Ottobre, preferite leggiadri movimenti scanditi da note melodiose che portano grazia ma allo stesso tempo liberazione di energia, oppure seguireste la strada della catarsi attraverso l’arte della recitazione?

A voi la scelta, ovviamente secondo le vostre più intime inclinazioni e desideri del momento.

di Sabrina Burgoni

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