Si è spenta l’ironia di Mariangela Melato

Aveva solo 71 anni Mariangela Melato. 71 anni di ironia, intelligenza, umorismo. Sulla scena come nella vita. L’attrice si è spenta in una clinica romana in seguito a una grave malattia contro cui stava combattendo da tempo.

“Se ne è andata in modo sereno. Si è spenta senza sofferenza, lucidissima fino all’altro ieri, ieri il crollo. Si è rivolta a noi 20 giorni fa per essere assistita nel migliore dei modi”. Così Giuseppe Casale, coordinatore sanitario dell’Antea Onlus per l’assistenza ai pazienti in fase avanzata di malattia che ha seguito Mariangela Melato presso l’hospice di S. Maria della Pietà dove era ricoverata. La camera ardente è aperta nella clinica. Il funerale si terrà a Roma domani alle ore 15 presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo.

Tra le attrici più versatili del teatro e del cinema italiano, capace di affrontare ruoli comici o drammatici, di trasformarsi in personaggi molto lontani tra loro ma sempre con grandissima intensità, la Melato matura la sua formazione artistica sotto la guida di registi come Dario Fo, Luchino Visconti e Luca Ronconi. Nel 1969 debutta nel cinema con un film di Pupi Avati, “Thomas”, e, due anni dopo, recita in “Per grazia ricevuta” di Nino Manfredi. Nel 1972 ottiene un grande successo popolare con la sua interpretazione di Fiore, l’amante milanese di Giannini, in “Mimì metallurgico ferito nell’onore” di Lina Wertmuller. Contemporaneamente dimostra di saper affrontare (anche sul grande schermo) ruoli non solo comici e grotteschi ma anche drammatici, come quelli che interpreta accanto a Gian Maria Volonté in “La classe operaia va in paradiso” (1971) e “Todo modo” (1976), entrambi di Elio Petri, o quello di Mara in “Caro Michele” di Mario Monicelli.

Artista di straordinario talento, si dimostra un’abile ballerina sul palcoscenico del Sistina interpretando Belcore di “Alleluja, brava gente”. Oppure, al cinema, in “Aiutami a sognare”, ancora diretta da Pupi Avati, o in “Domani si balla” di Maurizio Nichetti. Se sul palcoscenico recita nell'”Orlando Furioso“, nell’ indimenticabile “Orestea” di Eschilo e in “Quel che sapeva Maisie” da Henry James, spettacoli tutti diretti da Luca Ronconi, dopo essere stata sulla scena ora Fedra ora Medea ora Madre Coraggio, sul grande schermo si ritrova con Ugo Tognazzi, tra i fasti della Belle epoque, ne “Il petomane” (di Pasquale Festa Campanile, 1983) per essere poi trasportata tra le anime burlone di un cimitero in “Mortacci” di Sergio Citti.

Negli anni ’90 si dedica soprattutto al teatro ma nel 1999 non rinuncia a comparire nell’affollato cast di “I panni sporchi” di Mario Monicelli. Molto attiva anche sul piccolo schermo, dopo il successo dei primi due episodi del film televisivo “Una vita in gioco“, rispettivamente diretti da Franco Giraldi (1991) e Giuseppe Bertolucci (1992), compare in “Due volte vent’ anni” (di Livia Giampalmo), tratto dall’omonimo romanzo di Lidia Ravera.

Torna al cinema per interpretare la sorella di Enzo Tortora in “Un uomo per bene” (di Maurizio Zaccaro, 1999) e “L’amore probabilmente” di Giuseppe Bertolucci (2001). Nel 2007 si era presa una pausa dal teatro impegnato portando in scena “Sola me ne vo’‘” dove ballava e cantava come una vera show girl. In tv si è vista negli ultimi anni in Rebecca, la prima moglie regia di Riccardo Milani (2008) e in una splendida Filumena Marturano (2010), con Massimo Ranieri andata anche in replica su Rai1 nel giorno di capodanno.

Grazie Mariangela…

 

Lascia un commento

Your email address will not be published.