Luca Guadagnino torna al Festival di Venezia con “Bones and all”

Luca Guadagnino fa il suo ritorno a Venezia 79, sempre più provocatorio. E presenta una nuova storia di eros e dolore

di Anna Beggio

I giovani girovaghi di Guadagnino 

Luca Guadagnino torna a raccontarci il desiderio. Questa volta sceglie una comune storia d’amore  tra un ragazzo e una ragazza. Comune se non fosse per il fatto che i due protagonisti in questione  condividono una condizione borderline per la nostra civiltà: sono governati da un impulso  cannibalistico primario per loro non aggirabile.  

Guadagnino conferma ancora di più la propria voglia di raccontare personaggi tormentati,  “incompresi” e allo stesso tempo incredibilmente desideranti. Ma ciò che ci colpisce ancora una  volta è la nostra stessa ambivalenza nei confronti del film: rallentamento nel coinvolgimento e al  contempo attrazione. Da una parte il realismo di Guadagnino ci rende difficile entrare in empatia con personaggi così distanti da noi, dall’altra c’è sempre qualcosa nei suoi protagonisti che ce li fa  amare. 

I personaggi sembrano non entrare mai del tutto nell’intreccio, è come se tenessero sempre uno  sguardo fuori, alla ricerca di risposte. Ecco perché Guadagnino, in ogni suo film, ama sempre  fermare o rallentare la telecamera nei momenti di massima tensione dello sguardo, quasi come  volesse immortalare quegli sguardi fugaci.  

Il paesaggista Guadagnino  

Allo stesso modo ama filmare il rapporto tra personaggio e paesaggio. Quest’ultimo appare in  tutta la sua staticità e silenzio, rispetto a un mondo umano fatto di parole, da esso sempre  devianti, sempre in espressione e alla ricerca di colmare un vuoto. Per questo il regista di  “Chiamami col tuo nome” considera la luce una componente fondamentale dei suoi film, tutto è  liscio come aleggiasse nell’aria, anche e soprattutto le cose pesanti, crude e corporee.  

In questo film colpisce la scelta di inquadrare insistentemente dettagli in silenzio di interni ed  esterni, intervallati ai rumorosi vissuti dei personaggi, in particolare nel finale. Sono proprio i dettagli  che i protagonisti di “Bones and all” non capiscono, o per i quali non li capiamo. L’amore che li  coinvolge è in grado di abbracciare tutto, è un desiderio infinito che non ha confini. Quando guarderete il film capirete perché.  

Niente paura per il cannibalismo, è solo un film, il coraggio dell’autore non sta tanto nel tema  affrontato, quanto nella personalità con cui lo narra e nell’intensa interpretazione degli attori.  Uscirete dalla sala un po’ smarriti ma di sicuro inebriati. Baudelaire diceva “ubriacatevi di vino,  poesia” e… cinema, aggiunge Luca, presentandosi a Venezia con la camicia in onore di Bertolucci.

Lascia un commento

Your email address will not be published.