LA LIGNE – Storia di un rapporto turbolento tra madre e figlia

Satine Film porta al cinema dal 19 Gennaio La Ligne - La linea invisibile, lungometraggio diretto dalla regista svizzera Ursula Meier

di Martina Visingardi

Cosa aspettarsi?

Presentato al Festival di Berlino 2022, La Ligne è un film intenso e appassionato in cui i sentimenti faticano a esprimersi. È solo grazie alla musica e alla sua forza evocativa che le protagoniste riescono a rivelare la propria autentica natura e a comunicare quell’amore profondo che le lega, ma che per le loro ferite e fragilità hanno trasformato in rabbia e violenza.

La trama

Al centro della vicenda, con protagoniste Valeria Bruni Tedeschi e Stéphanie Blanchoud, il rapporto conflittuale tra due donne: Christina, una pianista che ha abbandonato la carriera da solista per dedicarsi alle tre figlie, e la primogenita Margaret, giovane talentuosa di 35 anni ma emotivamente instabile, con una lunga storia di violenze inflitte e subite. In seguito a una brutale discussione con la madre e alla denuncia di quest’ultima, il giudice le impone un severo ordine restrittivo: in attesa del processo e per almeno tre mesi, non le è permesso né avvicinarsi alla madre né avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa familiare. Isolata e bandita dalla sua famiglia, Margaret si ritrova letteralmente chiusa fuori e allontanata dalla sua cerchia di affetti. Questa “linea” diventa così un ostacolo sia in senso letterale che figurato, facendo esacerbare in lei il desiderio di essere più che mai vicina alla famiglia, tanto da farla recare ogni giorno sulla soglia di quel confine, tanto invisibile quanto al momento invalicabile.

Le tematiche trattate

Il tema principale della storia è sicuramente il rapporto madre-figlia, basato su un distanziamento che innesca un’ossessiva smania di contatto, lungo una linea che brucia tra rispecchiamenti negati e ricerca d’identità, tra il narcisismo tossico della madre, già da tempo sorda alle richieste di affetto, e il misticismo sacrificale della sorellina, che tenta di ricomporre i frantumi familiari. Ma la Meier si sottrae alla psicologia e preferisce, ancora una volta, calarla nello spazio, tracciare geometrie conflittuali dove le passioni esplodono o sprofondano, sfiorando a tratti il grottesco, ma azzeccando più spesso la chiave di una furia trattenuta e stilizzata.

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