Per tutto il resto dei miei sbagli: tutti pazzi per Camihawke

Il romanzo di esordio dell’influencer e content creator Camilla Boniardi, edito da Mondadori, in meno di un mese diventa già un caso editoriale

La storia di Marta piace ai lettori perché è la storia di tutti i millennial italiani, in continua tensione tra la paura di non essere all’altezza e la voglia di essere amati per quello che si è

Di lavoro, Camilla Boniardi crea contenuti di intrattenimento per il web. Lo fa ormai da tempo (l’inaspettato esordio risale al 4 gennaio 2016). Ma con Per tutto il resto dei miei sbagli sceglie per la prima volta un linguaggio a lei nuovo: la scrittura. Il romanzo d’esordio di Camihawke, influencer nostrana con 1,2 milioni di follower su Instagram, è uscito da meno di un mese ma è già diventato un caso editoriale. Edito da Mondadori, il libro ha registrato una richiesta da record, tanto da dover essere ristampato dopo soltanto due giorni dall’uscita. Dal 20 Aprile, giorno di pubblicazione, Per tutto il resto dei miei sbagli è in cima alle classifiche dei libri più venduti in Italia. Ma a cosa si deve tutto questo successo? Cosa ha spinto tutti questi lettori ad abbandonare per un attimo gli schermi dei loro smartphone per tornare a sfogliare le pagine di un romanzo? 

Camihawke, una di noi

Camihawke è un po’ la Chiara Ferragni di noialtri. Camilla racconta con ironia e schiettezza un argomento che tocca tutti: la normalità. Sulle sue pagine social non ci sono viaggi da sogno, abiti firmati o ville con piscina. C’è una ragazza di 30 anni, che tinge i capelli con l’hennè, mette lenti a contatto verdi e parla a raffica, ma con una eloquenza invidiabile e un vocabolario piuttosto ricercato. Negli ultimi 5 anni, con la sua essenza velatamente nerd, ha conquistato non solo l’attenzione, ma soprattutto l’affetto dei suoi fan. Camihawke è riuscita a creare un rapporto genuino con il suo pubblico, che la vede in un certo senso come un’amica. Con una community che conta oltre un milione di follower su Instagram, questo fermento per l’uscita del suo primo romanzo era da aspettarselo. Inoltre, la storia che racconta attinge materiale dalla sua esperienza personale. Sebbene Camilla abbia specificato in più di un’intervista che lei e Marta (protagonista del libro) non siano la stessa persona, le analogie tra la trama e la vita della scrittrice sono indiscutibili. Chi la conosce lo sa. 

Marta e la sensazione di inadeguatezza di tutti i millennial

Per tutto il resto dei miei sbagli racconta la storia di Marta, una studentessa di venticinque anni alle prese con la facoltà di giurisprudenza e con le sfide dell’amore. La sua vita a Milano trascorre tra ansia per gli esami, serate sui Navigli, concerti rock e amicizie vere o presunte tali. Alcuni articoli di critica hanno definito Marta come una privilegiata. In effetti, questa ragazza non proviene da una situazione familiare disagiata, né sembra avere problemi economici, vista la movida cui riesce ad accedere. Ma forse è questo il punto. Ai ragazzi come Marta viene sottratto il diritto di lamentarsi, perché bisogna essere grati delle proprie fortune e pensare invece a chi sta peggio. Eppure, questo “essere fortunati” non è sufficiente per far scomparire il mal d’animo che si ha spesso a quest’età. La generazione dei millennial italiani si riconosce nel malessere della protagonista.

Una generazione che ha avuto accesso (secondo le generazioni precedenti) a tanti privilegi e a cui, per questo, si richiede sempre di dare il massimo. Le aspettative sociali diventano ambiziose e si vive nel continuo sforzo del raggiungimento di uno status che, però, sembra inafferrabile. Il senso di inadeguatezza che ne segue mina la spensieratezza di una gioventù che vive con la continua ansia di sbagliare, nutrendo poca stima per se stessi. Camilla Boniardi scrive di noi, usa il nostro linguaggio e racconta esperienze in cui i lettori si riconoscono. Per quanto possa essere definito un romanzo acerbo, sia per la trama che per lo stile linguistico, Per tutto il resto dei miei sbagli piace al pubblico. La storia si legge tutta d’un fiato e riesce a generare una catarsi dolceamara che catapulta i lettori tra gioie e dolori che sembrano intimamente familiari. 

L’amore come fuga dalle amarezze dell’esistenza

La condizione esistenziale di Marta, però, non è l’unico punto della trama ad attirare i lettori. Il vero protagonista del romanzo è infatti l’amore. Il libro racconta la storia d’amore tra Marta e Leandro, che si ispira alla relazione della scrittrice con Aimone Romizi, musicista e frontman della band Fast Animals and Slow Kids. Trattasi di quell’amore sincero che ti accetta così come sei, con tutte le tue insicurezze e i tuoi sbagli, appunto. La cosa che maggiormente caratterizza questo rapporto è la lentezza con cui si sviluppa. Forse per questo Camilla ha deciso di raccontarla con un libro e non nel mondo estemporaneo e rapido dei social media. Come lei stessa sostiene, la carta è un mezzo che ti costringe a prendere tempo, e l’amore vero ha bisogno di tempo e spazio per essere illustrato nella sua genuinità.

Nell’introduzione di Mondadori del libro si legge che “ritroviamo un po’ di Jane Austen e un po’ di Sally Rooney nel racconto di Marta, che parla d’amore senza mai dimenticarsi della realtà, dove, mentre ondeggiano tra lacrime e sorrisi, i personaggi si abbandonano a profonde riflessioni e a coinvolgenti momenti di autoanalisi”. Insomma, ancora oggi, duecento anni dopo i romanzi di Jane Austen, sembra che l’amore vero rappresenti una via di fuga dalle amarezze dell’esistenza. E forse in un momento storico così delicato come quello che stiamo vivendo, le persone sono più che mai alla ricerca di storie che facciano sognare ad occhi aperti e che diano un barlume di speranza ai giovani, per un futuro più felice. 

di Debora Lupi

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