Un’icona nazionale tra fascismo, guerra e rinascita nel nuovo libro di Federico Vitella
Federico Vitella riporta in vita un pezzo cruciale della storia del cinema e dell’identità italiana con Lettere ad Alida Valli, un volume che raccoglie ottanta lettere inedite inviate alla celebre attrice tra gli anni Trenta e Quaranta. Dietro le parole degli ammiratori si cela un Paese intero, in bilico tra dittatura e speranza, che scrive alla sua diva per cercare conforto, ispirazione, rifugio.
Alida Valli: una diva, un simbolo
Alida Valli, al secolo baronessa Alida Maria Laura Altenburger von Marckenstein-Frauenberg, è stata molto più di una star del cinema. Con la sua bellezza algida e rassicurante e l’eleganza discreta, incarnò il volto femminile dell’Italia fascista, costruendo negli anni un mito che travalicava lo schermo. Dalla comparsa in I due sergenti (1936) fino al successo di Apparizione (1943) accanto a Nazzari, fu non solo attrice ma modello morale e culturale, simbolo di una nazione desiderosa di riconoscersi in un’icona pura e distante.
Le lettere: il Paese allo specchio
Nelle ottanta lettere selezionate da Vitella, c’è tutto un Paese che scrive: giovani balilla pieni di sogni, studentesse che cercano un esempio, soldati al fronte, poeti dilettanti, disoccupati in cerca di fortuna, semplici fan in cerca di un autografo. È una corrispondenza coralmente umana, spesso ingenua, a tratti struggente, che restituisce con vividezza le contraddizioni e le tensioni dell’Italia tra guerra, propaganda, desiderio d’evasione e risveglio civile.
Ogni missiva diventa così una testimonianza emotiva e storica, un piccolo documento che racconta non solo il culto della diva ma il rapporto profondo e affettivo tra il pubblico e il cinema italiano in una delle epoche più delicate del Novecento.
Tra storia e sentimento
Il lavoro di Federico Vitella si muove con rigore accademico e sensibilità narrativa, restituendo dignità e spessore a un patrimonio sommerso di voci comuni, che raccontano la storia dal basso, dal punto di vista di chi sognava scrivendo lettere. Il volume è al tempo stesso un atto d’amore verso il cinema italiano, un saggio sulla cultura di massa e una riflessione sul bisogno universale di identificazione, speranza e bellezza.