Una mostra tra arte e design nel cantiere di Casa Baglioni

Alla Milano Design Week Baglioni Hotels & Resorts apre le porte del cantiere di Casa Baglioni, che diventa palcoscenico della mostra IN-BETWEEN

di Alessia Costi

In occasione del Fuorisalone, nello storico distretto di Brera, il nuovo hotel milanese della Collezione Baglioni, che verrà inaugurato a fine anno, si trasforma nell’esclusivo palcoscenico della mostra d’arte In-Betweeen, un progetto curato dallo studio d’architettura Spagnuolo & Partners. 

Quando il design incontra l’arte 

Il percorso espositivo della mostra vuole descrivere il delicato rapporto tra Arte e Design, già matrice concettuale del progetto per il nuovo hotel Casa Baglioni. All’interno vengono esposti i lavori di quattro artisti internazionali: Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Anne Imhof e Giulio Paolini, dalla Stefano Cecchi Trust Collection – Fondo per l’Arte, collezione creata dall’imprenditore Stefano Cecchi con la curatela di Iole Pellion di Persano.

L’ispirazione dalle avanguardie degli anni ‘60

La mostra anticipa quelli che saranno i temi chiave della futura Casa Baglioni. Viene sancita l’idea del progetto d’interni che si confronta con l’opera d’arte, permettendo la scoperta di linguaggi nuovi. Un processo che porta ad una visione di spazio integrato in cui arte, design e architettura si sfiorano e, insieme, generano un universo di segni inediti. Con questo evento Baglioni Hotels & Resorts e Spagnulo & Partners dichiarano di sposare in pieno questo processo creativo, ispirandosi alla grande esperienza artistica delle avanguardie della Milano anni ’60. 

Le quattro sale, i quattro temi 

Quattro ambienti, ognuno con un tema diverso, scandiscono l’esposizione. Si apre con un percorso fatto da linee metalliche sottili e luci al neon che, come una matita, disegnano una struttura leggera in dialogo con il contesto, suggerendo una scatola aperta a quello che verrà e a quello che contiene.

In esposizione tre opere bianche, tele estroflesse di Castellani e Bonalumi, espressione di un linguaggio d’avanguardia cominciato nell’esperienza astrattista degli anni ’60. Tre rilievi diversi di pari intensità, che messi in dialogo evidenziano la bellezza di una tecnica che nonostante la ripetitività e rigidità della stessa riesce a creare sempre nuovi ritmi e impressioni in un gioco di luci e ombre.

Da qui si giunge alla seconda stanza, che approfondisce il tema delle riflessioni, delle superfici specchianti, della dimensione dell’ambiguità̀ in cui ci si interroga sul ruolo dell’opera, il suo essere protagonista o comparsa, sul ruolo dello spettatore nel farne parte, attivandola, in un continuo gioco di senso. Il pavimento è una vasca d’acqua che accentua lo stato di spaesamento e indeterminatezza sul quale si riflettono le due opere Untitled di Anne Imhof.

La terza installazione gioca con la permeabilità dello sguardo, con l’uso della luce e delle superfici come creatrici di atmosfere, in cui l’opera è svelata secondo un ritmo sincopato. Le pareti in tessuto giocano sulla contrapposizione di trame e trasparenze introducendo alla Comédie Italienne (1984) di Giulio Paolini, opera ricca di evocazioni letterario-artistiche intimamente legate al tema della teatralità.

L’ultima sala è uno sguardo verso il futuro, una finestra sul passaggio del tempo attraverso lo sguardo del regista Fabrizio Roscini che fissa il lavoro del cantiere mentre si compie. Esserne testimoni, incorniciare come in un quadro vivente le fasi del lavoro, dona ai suoi protagonisti il giusto peso all’interno del tutto.

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